Giovedì 25 Aprile 2024

Godiamoci la farsa

Andrea Cangini

Andrea Cangini

DICEVA il vecchio Marx (Karl, non Graucho) che la Storia si ripete sempre due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa. Se ne trova conferma nella parabola grillina. Nato dichiaratamente per germinazione dal giacobinismo e dal sospetto manifestato dal filosofo Jean Jacques Rousseau nei confronti della democrazia rappresentativa, il Movimento pentastellato sta vivendo in forma di farsa quelle fasi storiche che la Rivoluzione francese interpretò in chiave tragica. Siamo così passati dalla fase del terrore («affanculo tutti, scoperchieremo il Palazzo con un apriscatole») alla fase del direttorio (i ‘cittadini’ Di Maio e compagni riconosciuti più ‘uguali’ degli altri) alla fase del consolato. Solo che nel ruolo di console non c’è Napoleone Bonaparte ma Beppe Grillo. Il quale, orfano della visione di Casaleggio, ieri ha pubblicato sul Corsera un manifesto politico che dire sconclusionato sarebbe dir poco. Una pagina intera per sostenere una tesi semplice: il Movimento non è perfetto, dunque può sbagliare.​

GRAZIE della spiegazione, ma ce ne eravamo accorti da soli Accanirsi su Grillo e i grillini sarebbe però ingiusto. I limiti e le ottusità politiche che in loro appaiono macroscopici appartengono in forme e modi diversi un po’ a tutti i protagonisti della politica italiana ed internazionale. La globalizzazione e il politicamente corretto hanno infatti spazzato via ogni cosa: la morale pubblica, l’etica politica, l’ordine mondiale, i sistemi politici nazionali, i partiti tradizionali, le vecchie linee di demarcazione tra amico e nemico. Ne risulta un gran caos. Un caos in cui ciascun attore improvvisa giorno per giorno il proprio copione indipendentemente dal copione recitato dagli altri. Ad uniformare il tutto, un unico elemento: la sfiducia. È infatti questa la cifra dell’epoca, la mancanza di fiducia. I giovani non hanno fiducia nel futuro, i mercati finanziari non hanno fiducia negli Stati, Obama non ha fiducia in Putin, Putin non ha fiducia in Obama, l’Europa non ha fiducia né in Putin né in Obama, gli Stati europei non hanno fiducia nell’Europa, la Germania non ha fiducia nell’Italia, i popolari europei non hanno fiducia nei socialdemocratici, la magistratura non ha fiducia nella politica, la politica non ha fiducia nella magistratura, la minoranza del Pd non ha fiducia in Renzi, Renzi non ha fiducia in nessuno, i colonnelli di Forza Italia non hanno fiducia in Stefano Parisi... Non c’è più fiducia anche perché non c’è più un ordine condiviso, non c’è più un ordine condiviso anche perché non c’è più fiducia. Si recita a soggetto, si improvvisa. E non c’è dubbio che quanto ad improvvisazione i grillini siano più dotati degli altri. Anni di cabaret e di utopia anticasta fanno di loro le avanguardie naturali di un variegato universo di mezzi protagonisti tutti, ciascuno a suo modo, comunque evidentemente destinati all’inconcludenza. Si è così persa la dimensione tragica della politica, non resta che goderci la farsa.