Mercoledì 24 Aprile 2024

Il condono scorciatoia

IL SOLITO controsenso all’italiana. In occasione della cerimonia inaugurale della giustizia tributaria si torna a parlare di condono delle liti fiscali. La notizia rischia di mettere in ombra la presentazione dei dati sull’andamento dei processi tributari e di distogliere l’attenzione dai problemi della giustizia tributaria. Avrebbe dovuto costituire l’occasione, per usare le parole del Presidente della Repubblica, per fare il punto sul delicato equilibrio tra diritti del contribuente e dovere di concorrere alle spese pubbliche. Niente da fare. Le liti pendenti sono quasi 470.000. A fronte di 230.000 nuove cause, nel 2016 sono state pronunciate circa 300.000 sentenze. La giurisdizione tributaria in un anno ne ha dunque smaltite più di quelle che le sono state affidate. Non si sente la necessità di un condono, che comunque lo si voglia chiamare avrebbe un costo insostenibile in termini di equità e certezza del diritto. GLI SFORZI dovrebbero andare in tutt’altra direzione.

Nella consapevolezza che la grande maggioranza delle controversie è di valore irrisorio e che la giustizia fiscale è affidata a giudici a tempo parziale e sostanzialmente non remunerati. Una riforma è invocata anzitutto dai giudici stessi: reclamano un intervento radicale sul piano dello status e del trattamento economico. La chiedono anche i difensori dei contribuenti, che auspicano una magistratura professionale. Per una singolare circostanza due proposte, della medesima compagine di maggioranza, ipotizzano soluzioni diametralmente opposte. La prima, avanzata in Parlamento, punta a trasferire la materia alla giustizia ordinaria, che però è già sin troppo in affanno per il sovraccarico di lavoro. L’altra, di matrice governativa, propende per l’istituzione di una nuova magistratura selezionata ad hoc sul modello della giustizia amministrativa, ma non tiene conto che la Costituzione non la consente. Un vicolo cieco: nessuna delle due è praticabile. Molto meno impegnativo, a questo punto, riproporre il condono fiscale. Forse non è per tutti un controsenso. Sopratutto in tempi in cui si cercano affannosamente entrate aggiuntive e non si può infrangere il dogma del taglio delle tasse.

FRANCESCO TUNDO, professore ordinario di Diritto tributario, Università di Bologna