Venerdì 26 Aprile 2024

Lezione d'amore

Viviana Ponchia

CHI NON ha mai frugato dentro il cellulare di un altro per controllare messaggi e traffico delle chiamate? Nessuno? Nemmeno quel giorno che l’aveva dimenticato sul lavandino prima di imbarcarsi per Cuba? O quella notte che aveva ricevuto un bip dopo l’altro e si era addormentato con un sorriso beato lasciandolo scivolare proprio fra le vostre mani? Dite che non si fa? Che ormai con tutte quelle password è impossibile? Va bene. Ma sappiate che se vi beccano, oltre alla figura meschina, rischiate di finire in galera per rapina. Non dell’oggetto in sé ma di qualcosa di molto più prezioso: la libertà dell’altro di usare il pollice e il cuore come gli pare anche a scapito della vostra stabilità emotiva. Con il pretesto del cellulare, la Cassazione ci regala una fondamentale lezione d’amore. Di più: traduce in maniera spicciola le formidabili applicazioni pratiche della Costituzione ricordandoci che le regole di base delle relazioni fra gli uomini stanno proprio lì.

Era ora che qualcuno si svegliasse e richiamasse all’ordine l’esercito di predoni, gli ipocriti che usano il telefonino come buco della serratura dell’anima. Già che c’era la Suprema Corte avrebbe dovuto sanzionare anche la semplice intenzione, lo sguardo carico di sospetto che avvelena ogni amore sotto osservazione, ma la prassi non prevede il contributo psichiatrico.

DI FATTO, è stata presa di petto un’urgenza mondiale: tutti hanno problemi d’amore, tutti hanno un romanzo dentro al telefonino e la tentazione di leggerlo potrebbe portare alla guerra fra bande. Ma la cosa veramente sorprendente che ci regalano i giudici è la lettura romantica dell’articolo 2 della Costituzione: il principio più bello e profondo sul primato dell’individuo e il diritto a sviluppare la propria personalità viene spinto fino alle vette delle sorelle Bronte. Possiamo scegliere. Possiamo sbagliare. Possiamo scrivere a chi ci pare. Con il suo verdetto storico la Cassazione insiste sul fatto che gli amori iniziano e finiscono e pazienza per chi non si arrende. Ora sarebbe carino che a beneficio degli spioni irriducibili si spendesse una parola in più. Per un cuore che soffre, «fattene una ragione» è quasi peggio della minaccia di finire in prigione.