Giovedì 25 Aprile 2024

Addio a Yasar Kemal, grande voce epica del Novecento

Lo scrittore di origini curde si è spento all'età di 92 anni. Nei suoi libri ha spesso raccontato le migrazioni dei popoli

Yasar Kemal (Afp)

Yasar Kemal (Afp)

Istanbul, 28 febbraio 2015 - Se n'è andato uno dei giganti della letteratura turca. Lo scrittore Yasar Kemal, più volte candidato al Nobel, è morto all'età di 92 anni nell'ospedale dove era stato ricoverato nel gennaio scorso per un'infezione polmonare. L'edizione elettronica del quotidiano Zaman ha annunciato oggi la sua dipartita parlando di lui come del «leggendario scrittore turco Yasar Kemal». A Kemal viene riconosciuto il merito di avere innalzato a livello letterario il turco parlato dalle classi popolari, inaugurando così una nuova fase della letteratura turca dopo lo stile lambiccato della lingua colta ottomana.

Kemal ha conosciuto il successo fin dai suoi primi romanzi: "Mehmet il falco", del 1955, è ispirato alla vita di suo zio Mayro, da lui definito "il più celebre fuorilegge dell'area fra Anatolia orientale, Iran e Caucaso". Il romanzo venne tradotto in oltre 40 lingue e lo fece salire alla ribalta della scena internazionale, tanto da essere candidato al Nobel per la Letteratura nel 1972. Nove dei suoi 35 romanzi sono stati adattati al cinema. 

Di origine curda, Kemal era un'artista militante, un giornalista e intellettuale controcorrente, uno "sciamano delle lettere turche" come veniva considerato, che si è battuto per la causa curda: la sua attività politica gli è valsa molte minacce di morte, diversi processi, due condanne (l'ultima nel 1996) e l'esilio in Svezia, dove trascorse diversi anni dopo il colpo militare del 1971. La sua fama è stata un pò oscurata dal successo del più giovane Orhan Pamuk, vincitore nel 2006 dell'ambito riconoscimento dell'Accademia di Svezia. Vincitore in Italia del Premio Nonino nel 1997, quando la giuria era presieduta da Claudio Magris, Kemal ha saputo creare, come veniva sottolineato nella motivazione, "un linguaggio nuovo e nello stesso tempo antico, uomo e scrittore straordinario sia nel suo impegno civile sia nel suo raccontare, che ci indica come dal fondo della disperazione si possa ricreare la speranza".

Kemal era di origini povere: era rimasto orfano di padre - assassinato mentre pregava in una moschea - a soli 5 anni, e per lo choc non aveva più parlato per diversi anni. Costretto fin da giovane a lottare per sopravvivere e ad abbandonare gli studi, Kemal ha fatto mille mestieri, dal bracciante agricolo, all'insegnante, all'impiegato del gas, finché a trent'anni è riuscito a entrare come giornalista nel più importante quotidiano di Istanbul dove si è fatto subito notare per il piglio e la qualità della scrittura. Il successo è arrivato con il suo romanzo d'esordio, a cui sono seguiti una quarantina di titoli fra cui la 'Trilogia della montagna', 'Gli uccelli tornano a volare', 'Sogni. Romanzi e racconti', 'L'erba che non muore mai', tradotti in tutto il mondo e per la maggior parte pubblicati in Italia da Tranchida editore e anche da Rizzoli, alcuni in Bur. Fra questi anche 'Guarda l'Eufrate rosso sangue' dove a emergere è la grande dignità dei personaggi costretti a emigrare, deportati. E l'errare di un popolo, con grande dignità e spirito di rivolta, è al centro di tutte le sue storie.

Il quotidiano turco Hurriyet riporta che il presidente Recep Tayyip Erdogan ha telefonato oggi alla vedova di Kemal, Ayse Semiha Baban, per porgere le condoglianze.