Mercoledì 24 Aprile 2024

Bocelli canta il cinema da Oscar. 'La musica che mi faceva sognare'

Dal 'Padrino' a 'La vita è bella', disco dedicato alle colonne sonore

Andrea Bocelli

Andrea Bocelli

Forte dei Marmi (Lucca), 23 ottobre 2015 - "È BELLISSIMO e assomiglia ad Omar Sharif" confidò Caterina Caselli ai suoi collaboratori dopo aver incontrato per la prima volta Andrea Bocelli. A giocare un ruolo nelle scelte della Signora, infatti, oltre alla voce, fu pure l’aspetto da Jùrij Andrèevič Živàgo del cantante di Lajatico. Ecco perché nel fermo-immagine di “Cinema”, il tributo alla settima arte con cui il Tenorissimo torna oggi sul mercato del pop, il “Tema di Lara” rappresenta quasi una dolce memoria, un eco lontano, un canto interiore destinato prima o poi ad affiorare. Passioni e nitrato d’argento per questo best-seller annunciato che Bocelli mette in campo col sostegno di tre grandi produttori quali David Foster, Humberto Gatica e Tony Renis per confrontarsi col Rota de “Il padrino” e il Piovani de “La vita è bella” (il Coro è quello dei bambini della Cappella Sistina), con il Lai di “Love story” e lo Zimmer de “Il gladiatore”.    QUATTRO pezzi in inglese, tre in spagnolo, uno in francese, uno in siciliano e sette in italiano, tra cui quel morriconiano “E più ti penso”, da “C’era una volta in America”, che Andrea duetta con Ariana Grande grazie ad un testo della coppia Mogol-Renis. Paradossale che sia proprio Bocelli a celebrare Hollywood. Ma, come in un film di Tornatore, la pellicola srotola i baci che hanno riempito i suoi occhi di bambino prima che quel maledetto colpo di pallone scatenasse la notte. Un immaginario di labbra e di sguardi virati nostalgia come quelli di Richard Beymer e Natalie Wood in “West Side Story”, di Audrey Hepburn e di George Peppard in “Colazione da Tiffany”, di Jennifer Jones e William Holden ne “L’amore è una cosa meravigliosa”. O quelli di Fred Astaire e Ginger Rogers a cui si rifà intonando con la moglie Veronica Berti una “Cheek to cheek” carica d’ironia.   DALLA FIERA delle occasioni perdute affiora, stando ai si dice, il mancato duetto di “Don’t cry for me Argentina” (in spagnolo “No llores por mì Argentina”) con Laura Pausini, che avrebbe detto di no per non contrastare l’uscita del suo nuovo singolo, sostituita dall’ex Pussycat Dolls Nicole Scherzinger. Un gran peccato per entrambi, visto che il binomio Andrea-Laura avrebbe certamente terremotato la classifica. Oltre al più celebre frammento di “Evita”, altro tributo ad Andrew Lloyd Webber arriva da “Music of the night” del “Phantom of the Opera”. A parlarne è Andrea stesso a parlare nella sua bella casa davanti al mare di Forte dei Marmi nell’attesa di salire domenica prossima sul palco degli MTV European Music Awards per duettare con Tory Kelly la stessa “Don’t cry for me Argentina”. Ma, per l’uscita dell’album, in arrivo sui teleschermi americani pure uno speciale prodotto dalla Pbs e condotto da Andy Garcia, girato lo scorso settembre al Dolby Theatre di Los Angeles.

Bocelli, perché la musica da film? "Perché è fuori dagli schemi, descrittiva, una prateria, senza le rigide regole della musica cantata. E poi di grandi canzoni non ne nascono più tante".

L’idea ce l’aveva già da tempo. "Sì, da ragazzo ascoltavo questi meravigliosi brani dalle voci di Mario Lanza, Frank Sinatra, Josè Carreras e da adulto li eseguivo nei pianobar".

Il brano più spettacolare di questa sua nuova fatica è sicuramente “Ol’ man river” in cui copre tre ottave forzando i limiti della voce fino ad un la bemolle che va oltre l’estensione del tenore. "Questo album ha rappresentato per me una prova d’interprete più impegnativa delle altre, ma oggi posso permettermi di rischiare perché non ho mai smesso di studiare, impiegando anche due-tre anni per migliorare una sola nota". 

La tenacia del numero uno. "È facile parlare di umiltà senza mettersi in discussione; io l’ho sempre fatto, anche se poi studia studia arrivi comunque ad un punto oltre cui non puoi andare".

Dovrà studiare pure Il Volo che s’è da poco affacciato nella musica che conta seguendo proprio la sua scia. "Se c’è una cosa che gli invidio, non è tanto la giovane età, quanto il fatto di poter cantare in tre quello che io debbo sobbarcarmi tutto da solo". 

La prima canzone del disco che ha ascoltato in vita sua? "Probabilmente “Be my love” che mi ricordo eseguita dal grande Mario Lanza quando ero ancora in fasce".

Quanti pezzi sono arrivati alla scrematura finale? "Una trentina fra cui un altro frammento di “West Side Story” come “Tonight” e “I just called to say I love you’ di Stevie Wonder“".