Venerdì 26 Aprile 2024

La tratta degli asini dall'Africa: il nuovo "affare" del mercato cinese

La pelle e la carne degli animali viene venduta in Oriente e questo sta azzerando la presenza di queste creature nel continente africano. I governi cominciano a muoversi dopo le denunce degli animalisti

Asino in una foto L.Gallitto

Asino in una foto L.Gallitto

Roma, 14 ottobre 2017 - Molti paesi africani sono colpiti dalla "più grave crisi degli asini" di tutti i tempi. A denunciarlo è il Donkey Sanctuary, organizzazione no profit inglese che dal 1969 opera a difesa di questi animali con la collaborazione di centinaia di associazioni affiliate in tutto il mondo. A ipotecare il futuro degli asini non è il duro lavoro in territori ostili, non sono i cambiamenti climatici o qualche strana epidemia, ma particolari richieste di Pechino. I consumatori cinesi hanno un grande interesse per la pelle d'asino, molto utilizzata nella medicina tradizionale e nell'alimentazione.

In un recente rapporto stilato da Donkey Sanctuary emerge che ogni anno decine di migliaia di asini vengono uccisi in modo crudele e maltrattati. Una vera piaga per questi animali e per tutte quelle popolazioni povere che dipendono da loro nelle attività quotidiane, dal trasporto all'agricoltura. E' il caso in molti paesi africani, tra cui Kenya, Zimbabwe, Uganda, Tanzania, Botswana, Niger, Burkina Faso, Mali e Senegal. Causa il crollo numerico della popolazione di asini in patria, la Cina, così come avviene per le materie prime, ha cominciato a guardare in direzione dell'Africa per rifornirsi di quel pregiato mammifero. Secondo dati ufficiali, la popolazione di asini in Cina è passata da 11 milioni nel 1990 a soli tre milioni oggi. Il risultato è che negli ultimi anni gli asini africani vengono letteralmente inghiottiti dalla Cina, causando una crisi senza precedenti per il continente.

Gli asini hanno un ciclo riproduttivo molto lento, il che complica ulteriormente la ricerca di una soluzione. In base alle stime diffuse da Donkey Sanctuary ogni anno vengono vendute almeno 1,8 milioni di pelli di asini ma la domanda si attesta attorno ai 10 milioni. Richiesto in grandi quantità, l'asino africano diventa sempre più pregiato e si ritrova nel mezzo di un nuovo giro d'affari milionario. In soli tre anni il prezzo di acquisto di un mammifero adulto è raddoppiato - passato in media da 60 a 130 dollari locali - così come è aumentato il numero di furti, con conseguenze drammatiche per le famiglie più povere. Ai quattro angoli del continente, soprattutto in Kenya e Zimbabwe, costosi mattatoi di asini spuntano come funghi, costruiti in tempi record da imprese cinesi. Stabilimenti molto moderni, con standard tecnici e igienici elevati, costantemente monitorati dai proprietari, per garantire il massimo livello di produttività. In media ogni giorno sono in grado di macellare 150 animali, la cui carne viene salata, imballata e congelata, pronta all'export.

Nel corso dell'ultimo anno per il solo Kenya la stima a ribasso è di almeno 100.000 asini abbattuti e portati al macello. In Cina, la pelle d'asino importata viene poi bollita per produrre una gelatina di color marrone, un ingrediente molto popolare noto come 'ejiao' (gelatina d'asino), utilizzato nei dolci e altre ricette di cui i cinesi vanno ghiotti. Un nutrimento che viene definito sano e che si crede abbia proprietà per contrastare l'invecchiamento e curare alcune forme tumorali. Sulla sorte degli asini si gioca una partita importante per l'Africa e le sue popolazioni, spesso costrette ad immigrare per povertà e mancanza di lavoro.

In Kenya, secondo John Kariuki, responsabile dello Star Brilliant Donkey Export di Naivasha, il commercio degli asini è un'opportunità senza precedenti. "Prima non c'era mercato per gli asini. La gente vendeva il bestiame, mucche o capre, per pagare la scuola ai figli. Ora nei mercati si vendono più asini che mucche. I cinesi ormai permettono a tanti di noi di campare grazie agli asini" ha raccontato Kariuki alla 'Bbc'. Proprio in Kenya l'asino è un simbolo molto diffuso, anche in politica. In piena campagna per le presidenziali del 26 ottobre, asini dipinti dai colori del Jubilee Party del presidente uscente Uhuru Kenyatta stanno circolando in tutto il paese. Ma nei fatti non è tutto così chiaro nè positivo.

Alla denuncia di Donkey Sanctuary e altre associazioni a tutela degli animali, si sono unite numerose organizzazioni della società civile africana che chiedono ai governi di regolamentare un mercato gestito in modo selvaggio. Come effetto delle pressioni di organizzazioni internazionali e in parte delle proprie popolazioni colpite dal nuovo business, dal 2016 alcuni governi africani - tra cui Botswana, Tanzania, Burkina Faso, Mali, Niger e Senegal - hanno vietato la vendita alla Cina di prodotti derivanti dagli asini. Lo scorso aprile, dopo proteste delle comunità locali, anche l'Etiopia ha vietato il commercio di asini e ritirato la licenza precedentemente concessa al proprietario cinese del mattatoio locale, argomentando che "è un'attività contraria ai valori e alla cultura della nostra società". Restrizioni e divieti hanno già generato un commercio illegale degli asini, che vengono rubati ai proprietari e poi trasportati da vivi o da morti nei paesi confinanti più pemissivi. Le rotte di un nuovo traffico che comincia nel cuore dell'Africa e finisce in Asia. E che produce denaro sulla pelle degli animali. Per contatti con la nostra redazione: [email protected]