Giovedì 25 Aprile 2024

Attenti alla palude

Renzi ha in mano due armi, o meglio una e mezzo. La prima sta negli Italiani che si arrabbiano contro gli ostruzionisti. Questa conta, anche perché il premier ha grande abilità mediatica nell’usarla. La seconda è la minaccia delle elezioni anticipate. Ma è debole perché non potrebbe essere usata fino al 2015, a Napolitano piacendo. Da qui ad allora gli umori dell’opinione pubblica che ora lo spingono vento in poppa possono girare di 180° e divenire un boomerang. Le opposizioni pensano invece di avere un’arma definitiva: stoppare Renzi e dimostrare che il suo decisionismo non paga. Costringerlo a cambiare registro. Ma Matteo non se lo può permettere perché nella velocità e nella capacità di concludere risiedono le basi del suo carisma. Poi perché per lui quella del Senato è la madre di tutte le battaglie. Non che sulle altre la lotta non sia dura. Ma è sul Senato che si gioca la partita. Se prevale e porta a casa il risultato tenendo fermi i punti chiave, gli oppositori occulti e trasversali, quelli che non stanno in Parlamento ma si nascondono negli apparati corporativi, piegheranno le ginocchia. Altrimenti, si diffonderà la convinzione che il ciclone Renzi può essere fermato e allora saranno dolori. È la normalità di un paese anormale, come scriveva ieri Giovanni Morandi. Allora nasce l’idea della trattativa su «10, 20, 30, 50 punti da cambiare». Non è difficile leggere in queste parole del presidente del Consiglio il lavoro di moral suasion di Napolitano. Ma la trattativa ha margini stretti e soprattutto, come si apre, diventa duplice, sul Senato e sull’Italicum, anche se questa seconda resta inconfessata. Sel e M5s sono schierati contro un disegno di legge elettorale che li condannerebbe il primo alla scomparsa e il secondo all’impotenza. I nodi sono la soglia di accesso alla rappresentanza e dove viene posta l’asticella per fare scattare il premio di maggioranza. Le preferenze piacciono ad Alfano per colpire Berlusconi e la sua capacità di controllare Forza Italia, oltre che alla minoranza del Pd, ma contano meno. A questo punto la trattativa sembra la via obbligata, a condizione che non divenga uno sbracamento. Un compromesso troppo al ribasso a Renzi non serve e soprattutto farebbe saltare l’unico asse politico che gli può consentire di portare a casa il risultato, quello con Forza Italia.

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