Mercoledì 24 Aprile 2024

Ligabue, quel mistero della Bassa. Giallo soft svela artista e uomo

di LARA FERRARI

'Antonio Ligabue, L'Uomo': uscito per i tipi di imprimatur (OMAGGIO)

'Antonio Ligabue, L'Uomo': uscito per i tipi di imprimatur (OMAGGIO)

Bologna, 27 aprile 2015 - Alla scoperta di Toni, per capire chi era davvero il 'pazzo' della Bassa.  Prova a svelarlo il libro Antonio Ligabue, L'Uomo, di Ezio Aldoni e Giuseppe Caleffi, appena uscito in Italia dalla casa editrice Imprimatur. Il volume si lega a un docu-film omonimo, di cui è regista Aldoni, che sarà nelle sale a maggio con la partecipazione di Vittorio Sgarbi e Alessandro Haber L'idea di scrivere il libro è sorta negli autori dopo vari incontri con persone che hanno conosciuto al matt: "Di intervista in intervista abbiamo visto affiorare un Ligabue diverso da quello che avevamo sentito raccontare. Perciò volevamo trasmettere ai lettori le nostre idee e riflessioni" spiega Caleffi. 

Le domande che il libro si pone sono quelle classiche: da dove arrivava Ligabue? (vero cognome, Laccabue. Che però lui rinnegò sempre, perché quello del padre naturale) Quali erano i suoi pensieri? Era veramente il pittore matto che tutti ci hanno tramandato o, come si direbbe oggi, un po' ci faceva? Qual era la sua umanità? "Due sono i punti fondamentali che questo testo introduce: l'accoglienza in una vera famiglia e l'apertura di Antonio al mondo umano, lui che aveva preferito nell'arte e nella vita gli animali, l'affetto che sapevano donargli e che gli mancò per gran parte della sua esistenza" prosegue Caleffi. Ecco allora l'accoglienza nella particolare famiglia di Giuseppe, che unisce il socialista prampoliniano Celso alla cattolica moglie Maria e che ci riporta alla contemporaneità di questo tema.“Lui non aveva nessuno. Siamo ancora ai primi del Novecento, Antonio venne espulso dalla Svizzera il 15 maggio 1919 e quando si ritrovò nelle nostre terre era solo, abbandonato a se stesso – aggiunge Aldoni -. Perfino i migranti di oggi qui, pur nella drammaticità della situazione, hanno qualcuno ad attenderli. Ma io dico che l'Emilia, la grande umanità delle sue genti, ha permesso di ricevere questo strano essere umano".

Così, seguendo la traccia di un racconto romanzato, un giallo soft, di capitolo in capitolo, questi interrogativi iniziali ottengono risposta, per quel che permette una personalità complessa come quella di Ligabue. Il racconto, infatti, non disdegna di calare il pittore nel periodo storico in cui ha vissuto. "Lui non era avulso da quello che gli succedeva intorno – riprende il filo della memoria Caleffi – .Semplicemente, non era creduto. Da questo distacco da parte dei suoi simili, è nata la sua disperazione. Cacciato dalla Svizzera, non capito come artista e come uomo, fino agli anni '50, quando Ugo Sassi, che aveva combattuto al Sud e di ritorno a Guastalla, il suo paese, aveva organizzato la casa di latitanza per i partigiani, incontra Ligabue, comincia a vedere i suoi quadri e ne diventa un estimatore convinto. “Fu Sassi a organizzargli la prima mostra nel 1962”. 

Furono le braccia accoglienti di nonna Maria Caleffi ad accogliere subito il piccolo Toni: £Mia nonna, profondamente cattolica, svolgeva un primo intervento presso le famiglie che non potevano permettersi di mantenere i propri figli, in attesa che subentrasse lo Stato. Toni dava già segni di grave intemperanza, ma lei fu irremovibile: 'Se Dio o la società l'han fatto così, non ha importanza. Dobbiamo tenerlo". La sua vita giunge a una svolta più tardi, quando il giovane Antonio viene internato in manicomio per motivi di opportunità sociale. Tuttavia, proprio in quel luogo infausto troverà chi saprà scorgere il suo talento.

Nel disegno, Toni, pareva rasserenarsi. "Parlar di storia è sempre difficile – nota Aldoni –. Abbiamo cercato di ricostruire con scrupolo ciò che è successo 50 anni fa e oltre. Sono tanti gli episodi che hanno definito il carattere del Liga, arrivati a noi: l'ultimo sberleffo reso a Mussolini, quando lo ritrasse con la mano girata dall'altra parte, una bottigliata sulla testa di un tedesco, a testimonianza della sua avversione all'autorità. D'altro canto, ci sono accadimenti che hanno disturbato il raggiungimento del successo. Come nella mostra dei nudi di donna e delle sculture. Qualcuno le disprezzò – cosa che lui non riusciva a tollerare – così le distrusse tutte. Poco prima dell'esposizione di Roma, invece, lo fulminò la paralisi".

Dopo i ricoveri in manicomio, ci furono il successo artistico, la rivalsa sociale verso chi lo aveva deriso, l'amore, il cinema, le brevi escursioni nella sua arte. Tutto questo materiale va a delineare il "loro" Toni. Di Ezio e Giuseppe. Per arrivare alla fine della sua vita, "Quando Liga ci consegnerà il suo ultimo messaggio: quello che noi chiamiamo il suo ultimo quadro non dipinto! Ed è qui che cominciamo a raccontarvi l'ingresso di Ligabue nel mondo umano, favorito come leggerete, da due donne. Oltre a questi racconti, fondamentali per la realizzazione del libro sono stati i ricordi trasmessici da Celestino Caleffi, Serafino Prati e Umberto Bonafini". E non è finita. “Prepareremo un piccolo documentario - dicono gli autori - sulla conversione di Ligabue. Siamo andati a intervistare padre Bartolomeo Sorge”. 

GLI AUTORI Ezio Aldoni, di Brescello (Reggio Emilia), gestisce uno studio di comunicazione visiva e produzioni cinematografico-televisive. Ha pubblicato il saggio Amici nemici sul cinema di Peppone e Don Camillo, oltre a vari trailer e filmati biografici. Di prossima uscita il docu-film da cui è tratto il libro.

Giuseppe Caleffi, laureato in Scienze Politiche, ha pubblicato il libro La leggenda dell'uva fogarina. Nel 2014 ha aperto la Casa-Museo Antonio Ligabue, dopo anni di raccolta meticolosa di testimonianze orali, documenti e oggetti che gli sono appartenuti. E' titolare con la moglie Gilda dell'osteria della Merla di Gualtieri (RE).