Venerdì 26 Aprile 2024

Antimafia di facciata

IERI Leoluca Orlando ha rilasciato una intervista che spiega molte cose dell’ultimo mistero siciliano, ovvero l’intercettazione che non si trova. La prima che si capisce è l’irrilevanza della soluzione del mistero. Che Il governatore Rosario Crocetta possa davvero aver taciuto senza reagire di fronte alle parole ignobili del suo amico medico contro Lucia Borsellino è cosa che viene data per possibile da molti politici siciliani. Dunque la telefonata che non c’è, o non c’è ancora, svela la cattiva opinione che hanno di Crocetta molti esponenti politici siciliani. Il fatto singolare è che parecchi di loro hanno sostenuto fino ad oggi il governatore e la sua giunta. Leoluca Orlando non è fra questi, lui Crocetta lo ha sempre osteggiato e forte di questo vantaggio può permettersi, temerariamente, di criticare “ l’anti mafia di facciata”, lui che pure fu accusato, non a torto, di avere usato molto spregiudicatamente lo strumento della lotta alla mafia contro i suoi avversari politici. Tanto che il vero bersaglio del saggio di Sciascia che il “Corriere della Sera” intitolò “I professionisti dell’antimafia” era lui, Orlando. Non Borsellino, tanto meno Falcone.

MA oggi Orlando si sente di nuovo forte e non si ferma a Crocetta, prospettando una analisi politica non priva di spunti di verità. Intanto regola i conti con un “antimafioso” suo nemico, l’ex presidente della commissione parlamentare antimafia Giuseppe Lumia, bizzarramente chiamato Salvatore per tutta l’intervista, anche se a Palermo lo chiamano tutti Beppe. Lumia, questa l’accusa, è il puparo di Crocetta e ne ha garantito la permanenza al vertice della regione tutte le volte, tante, che la giunta vacillava. Beppe Lumia, “cristiano sociale” che aderì ai DS con la segreteria D’Alema, ottenne una deroga dal PD per la sua candidatura nel 2008, malgrado fosse alla quinta legislatura. Per la sesta, l’attuale, è servita la lista autonoma di Crocetta, “Il Megafono”, a riprova del sodalizio. Ma non c’è solo Lumia nel mirino di Orlando. L’antimafia illusionistica di Crocetta, sostiene il sindaco di Palermo, ha potuto affermarsi grazie a un deserto politico lasciato dai suoi due predecessori Cuffaro e Lombardo che avevano creato due blocchi in competizione fra loro e trasversali ai partiti. Le disgrazie giudiziarie di entrambi hanno lasciato la politica siciliana in macerie e i cinque stelle alle ultime regionali si sono affermati come primo partito. Complici del disastro, secondo il sindaco di Palermo, anche altri suoi rivali nel suo stesso campo. Il sindaco punta il dito contro i dirigenti di Confindustria siciliana che, ai tempi della presidenza Montezemolo, si installarono al vertice dell’associazione in nome dell’antimafia ma sostennero Lombardo e ora Crocetta. Con loro la partita è ancora in corso ma dall’intervista si capisce che una dura legge dell’antimafia politica prevede la dannazione dei predecessori e dei concorrenti. Infine ce n’è anche per il PD. Mesi fa Orlando aveva accarezzato l’idea di entrarci, oggi impietosamente fa notare che in realtà il PD siciliano avrebbe potuto muoversi al momento delle dimissioni di Lucia Borsellino. E in verità ci fu chi propose di sfiduciare il governatore. Ma non se ne fece nulla e Orlando sa benissimo perché. Oggi il PD non se la sente di andare a elezioni perché non ha un candidato. Come non lo aveva nelle ultime elezioni, tant’è vero che c’è Crocetta, e nemmeno aveva qualcuno per il comune di Palermo, tant’è vero che c’è Orlando.