Mercoledì 24 Aprile 2024

Stop alla caccia e via alla festa per la "giornata delle zone umide"

Il Wwf traccia il bilancio della stagione venatoria e dei tanti interventi a cui è chiamato il governo per rispondere alle sollecitazioni europee. Le oasi aperte

Gheppio in una foto del Wwf

Gheppio in una foto del Wwf

Roma, 31 gennaio 2015 - Bracconaggio di specie protette, inquinamento da piombo, Regioni che si oppongono alle decisioni europee e nazionali a tutela della fauna migratrice, la Legge nazionale sulla caccia non correttamente applicata, sono questi i principali problemi derivanti dalla caccia elencati dal WWF Italia in occasione della chiusura della stagione venatoria. Il  WWF chiede che anche in l’Italia si elimini finalmente  il piombo dalle munizioni di caccia, grave  fonte di inquinamento, sostituendolo con leghe non tossiche entro il 2017 come stabilito recentemente dall’Onu al meeting della Convenzione sulle specie migratorie  in applicazione  della “Convenzione  di Bonn”, con una decisione vincolante anche per il nostro paese.  La caccia, sia nella forma illegale del bracconaggio, sia nella forma legale autorizzata con provvedimenti  regionali o nazionali, in Italia  rappresenta uno dei fattori che  contribuiscono alla  perdita di biodiversità, che si somma ad altri fattori negativi quali il consumo del  suolo, gli inquinamenti, i cambiamenti climatici, gli incendi boschivi.   

Il motivo è dovuto alla particolare situazione italiana in cui l’attività venatoria viene gestita, normata e praticata in maniera quasi sempre non sostenibile, e non rispettando i criteri scientifici, né le normative internazionali di tutela delle specie e degli  habitat naturali.  Situazione particolarmente grave in Italia  importantissimo “corridoio biologico”, una sorta di autostrada attraversata ogni anno da oltre un  miliardo   di uccelli  migratori  che si spostano tra l’Africa,  l’Europa e l’Asia   per riprodursi e svernare. Purtroppo ogni anno milioni di animali, compresi  molti appartenenti a  specie protette, trovano la morte  nei nostri cieli, dopo viaggi che durano anche migliaia di chilometri.  

“Nella campagna ‘Stop ai crimini di natura’, lanciata in questi mesi dal WWF Italia, abbiamo dovuto purtroppo constatare come i fenomeni  legati  alla caccia illegale ed  al bracconaggio, anche di specie protette e rare come lupi, orsi, aquile, persino cicogne, anche nei Parchi, non siano in  diminuzione , nonostante l’impegno di forze  dell’ordine  (come il Corpo  Forestale dello Stato) e la mobilitazione quotidiana di centinaia  di guardie  volontarie del WWF - ha dichiarato Donatella Bianchi Presidente WWF Italia -  Aspettiamo da anni che l’Italia si adegui finalmente alla regole  europee  sulla tutela  della fauna  selvatica e sul  controllo dell’attività venatoria, per una reale diminuzione  dei suoi impatti negativi e per rendere operativa   la “Strategia nazionale  per la tutela della biodiversità”, approvata  nell’ottobre 2011 dal Governo Italiano”.  

Ma, mentre un primo timido  segnale positivo  è arrivato nei giorni scorsi dal Governo  che,  per la prima volta, ha   bloccato  in tutto il territorio nazionale dal 20 gennaio la caccia a  tre  specie migratrici  tordo bottaccio, cesena e  beccaccia, in applicazione della direttiva europea sulla conservazione degli uccelli selvatici, da ancora troppe  Regioni (e purtroppo sempre le stesse) arrivano decisioni e prese  di posizione  negative,  illegittime e di assoluta retroguardia. Bene  ha fatto il Governo a ricorrere ai poteri sostitutivi, come gli consente la legge e la Costituzione, nei confronti di quelle  regioni (Liguria, Toscana, Umbria, Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Marche), che si ostinano a considerare gli animali selvatici come  semplice “selvaggina” di  cui disporre a proprio piacimento in nome di una inesistente “autonomia regionale ” in materia di disciplina della caccia, sostiene il Wwf.

E’ appena il caso di ricordare ai Governatori delle  Regioni  italiane (ad iniziare  dal Veneto che ha  addirittura annunciato un ricorso  al Tar, pagato dai contribuenti, contro   la decisione del Governo) che secondo giurisprudenza ormai  consolidata della  Corte Costituzionale, le   Regioni possono “nell’esercizio della loro potestà legislativa residuale in materia di caccia“, modificare le norme statali esclusivamente nella direzione dell’innalzamento del livello di tutela della fauna e nel rispetto dello standard minimo di tutela fissato dalla legge statale, sottolinea il Wwf.

Le Regioni che continuano a non  rispettare gli standard europei ed internazionali  per la tutela degli animali selvatici, il bracconaggio che non diminuisce,  i controlli che non aumentano,   tutti questi   fatti evidenziano come  la legge 157/1992 , che  è ancora l’unica legge italiana per la tutela della fauna selvatica, non funziona ancora  come dovrebbe, a causa della mancata o distorta applicazione  da parte di molte, se non tutte, le Regioni italiane. 

La conservazione e tutela delle specie selvatiche e della biodiversità sono anche per l’Italia  impegni  presi nei confronti della comunità internazionale.   La caccia non è e non può essere  oggetto di “trattativa ” e di mercato,  come  pretenderebbero   alcune regioni italiane ,  non è un “diritto”, ma  rientra tra le attività dell’uomo che compromettono la  conservazione della biodiversità (soprattutto se non viene esercitata sulla base di criteri scientifici e  nel rispetto delle normative internazionali ed europee). La sua  disciplina, quindi, deve rispondere ai principi scientifici di tutela dettati dalle  norme europee ed internazionali, nonché sanciti  con numerose sentenze dalla Corte Costituzionale .  

Il  WWF Italia, ricordando che il sentimento generale degli Italiani è  di   contrarietà  alla caccia “selvaggia” e senza limiti  (come dimostrato da numerosi   sondaggi) auspica e chiede  un atteggiamento maggiormente responsabile e collaborativo  da parte  delle  Regioni e delle Associazioni venatorie.  Per bloccare chi continua violare le Direttive europee, il WWF continuerà a mettere in campo tutti gli strumenti, compresi  quelli  giudiziari,  per accertare  le    responsabilità   per i danni  causati alle specie cacciate illegalmente e sono  sempre  allertati  i  “ranger” , le guardie  volontarie WWF,  contro ogni genere di bracconaggio ed illegalità per contrastare i crimini di natura.

La chiusura della stagione venatoria coincide con il 2 febbraio che cade il prossimo lunedì, la World wetlands day – giornata mondiale delle zone umide, per ricordare la firma della  Convenzione di Ramsar  siglata in Iran il 2 febbraio 1971 a tutela delle zone umide di rilevanza internazionale,  laghi, stagni e lagune particolarmente ricchi di biodiversità.

La giornata è stata istituita per ricordare l’urgenza di difendere laghi, lagune e corsi d’acqua e il loro ruolo insostituibile per le specie migratorie e per le numerose attività economiche che sostengono quali la pesca, il turismo e l’agricoltura. Circa due terzi delle zone umide d’Europa sono scomparse negli ultimi 50 anni e quelle che restano sono sotto pressione per l’inquinamento e i cambiamenti climatici.

L'appuntamento del 1 e 2 febbraio sarà quindi un’ottima occasione per osservare anatre, folaghe, aironi, i piccoli limicoli e molte altre specie che affollano durante l’inverno le zone umide e vivere un’esperienza di conoscenza e divertimento a contatto con la natura, partendo dalle oasi WWF aperte per l’occasione in Toscana, Veneto, Lazio, Sicilia e Puglia (programma in aggiornamento su  http://www.wwf.it/news/?13460/Giornata-mondiale-delle-zone-umide ).

Per sostenere la campagna crimini di natura il Wwf chiede il sostegno di tutti. L’invito è quello di aiutare le centinaia di Ranger, Guardie e volontari del WWF, attivi in Italia e nel mondo, per dotarle di attrezzature tecnologiche, medicine, fuoristrada, gps, camera-traps, binocoli, radiotrasmittenti e altri equipaggiamenti indispensabili a monitorare il territorio per sorprendere bracconieri e trafficanti. 

Sul sito www.wwf/criminidinatura  chiunque può informarsi sul fenomeno e sostenere la campagna del WWF con una donazione libera; fiffondere a sua volta le informazioni e sottoscrivere la petizione “Sanzioni più severe contro chi uccide specie selvatiche”.   Per sostenere la Campagna WWF è attivo anche il NUMERO VERDE 800.990099