Mercoledì 24 Aprile 2024

"Gli spettacoli non rispettano il comportamento naturale dei delfini"

Joan Gonzalvo, biologo marino specializzato nello studio di questi mammiferi, ha esaminato le strutture italiane per conto della Lav ricavandone un giudizio estremamente negativo: "Esibizioni prive di contenuto educativo"

Delfini in un acquario in una foto Reuters

Delfini in un acquario in una foto Reuters

Roma, 26 maggio 2015 - Gli spettacoli nei delfinari italiani  non rispettano il comportamento “naturale” dei delfini e sono privi di contenuto educativo : questa, in sintesi, la conclusione dell’indagine svolta dall’esperto Joan Gonzalvo, biologo marino, consulente per UNEP  e per l’Istituto di Ricerca Tethys (www.tethys.org), che per conto della LAV ha effettuato una valutazione relativa alla maggior parte  di  queste strutture nella nostra Penisola, documentata in una video-intervista (https://youtu.be/zMlUZ1z6rwc). 

In Italia, esistono quattro delfinari, ma solo tre sono attualmente attivi; questi ultimi ospitano una popolazione totale di 27 delfini tursiopi in cattività. La maggior parte dei 311 cetacei tenuti in cattività nell’Unione Europea è rappresentata da delfini tursiopi (Tursiops truncatus e Tursiops truncatus ponticus). Da molti anni, l’industria dello spettacolo sostiene che l’esibizione di mammiferi marini risponde ad una finalità educativa, in quanto contribuirebbe ad accrescere la sensibilità del pubblico nei confronti della biologia, dell’evoluzione e delle esigenze di conservazione di questi carismatici animali, nonché della necessità di tutelare i nostri oceani e il nostro ambiente.

L’Italia è uno dei pochi Stati Membri dell’UE che dispone di una specifica normativa nazionale sul mantenimento in cattività dei delfini (Decreto Ministeriale  n.469 del 2001) che, tra i vari requisiti stabilisce anche misure finalizzate a garantire che gli aspetti educativi siano tenuti in attenta considerazione. Joan Gonzalvo ha analizzato l’ applicazione dei criteri di legge nello svolgimento degli spettacoli analizzati, esaminando 3 ore e 35 minuti di filmati riguardanti 9 diversi spettacoli con delfini che si sono svolti in 5 delfinari italiani ( Zoomarine, Oltremare, Fasanolandia, Gardaland, Delfinario di Rimini)  fra il 2012 ed il 2014  al fine di determinare:  a)      se essi riflettevano effettivamente il normale repertorio comportamentale degli animali,  come  previsto dalla normativa italiana; b)      in base alla sua esperienza, quanto erano precise e utili le informazioni sui delfini fornite ai visitatori al fine di accrescerne la sensibilità e l’interesse per la protezione e conservazione di questi cetacei). 

Per valutare la qualità dei contenuti educativi, Gonzalvo ha esaminato  gli spettacoli proposti e il parlato in “voice-over” o i commenti fatti dagli addetti durante gli spettacoli - che avrebbero dovuto fornire informazioni di base sulla biologia e sulla conservazione della specie presentata, il tursiope - per verificare se contenevano aspetti educativi essenziali, come ad esempio il nome della specie, in che  tipo di gruppi  sociali e familiari normalmente vivono, come si riproducono, qual è il loro habitat naturale, come si alimentano qual’è il loro stato  di conservazione, come comportarsi quando si incontrano in mare.

Queste le principali conclusioni emerse dallo studio, qui sintetizzate dalla LAV. 

Soltanto il 10% in media dei 9 spettacoli dei delfinari italiani esaminati ha previsto commenti sulla biologia e sul comportamento degli animali esibiti. La maggior parte delle informazioni fornite al pubblico ha riguardato esclusivamente le parti del corpo del delfino, individuato come mammifero. Nessuno degli spettacoli ha fornito al pubblico informazioni sulla reale  distribuzione dei delfini in natura o sugli aspetti chiave di conservazione. In tutti gli spettacoli, accompagnati da musica ad altissimo volume, i delfini hanno eseguito  soprattutto salti e piroette, acrobazie che mirano  alla spettacolarizzazione  attraverso la presentazione di comportamenti innaturali degli animali, invece che cercare di mostrare come si comportano in natura. Le “performance” dei delfini hanno espresso soltanto comportamenti condizionati, non paragonabili a quelli dei delfini liberi.

Nessuno degli spettacoli ha fatto mai riferimento al tipo di alimentazione dei delfini in natura. Nei delfini tenuti in cattività, il cibo è utilizzato come ricompensa per aver svolto un esercizio in modo corretto, anche durante gli spettacoli. Viene quindi meno la ricerca naturale di cibo e prede, così come l’indipendenza dell’animale. Molti esercizi svolti dai delfini durante gli spettacoli, descritti come “gioco” e “divertimento”, ad es. aprire e chiudere rapidamente la bocca, agitare le pinne o dare colpi di coda sull’acqua (acrobazie ricorrenti in tutti e cinque i delfinari per lanciare schizzi d’acqua verso il pubblico e far  applaudire i delfini), sono in realtà comportamenti che, in mare, esprimerebbero aggressività. Infatti, nell’ambiente naturale tali manifestazioni sarebbero delle reazioni umorali dei delfini verso elementi di disturbo, quali  la presenza di un predatore o di qualsiasi altra cosa percepita come una minaccia.

In genere, gli spettacoli esaminati non hanno dato alcun insegnamento in relazione ai comportamenti naturali, all’ecologia e ai problemi di conservazione dei delfini. I delfini sono stati rappresentati in atteggiamenti   con attinenza scarsa o nulla alla vera natura degli animali in mare.    Tutti gli spettacoli con i delfini sono stati perlopiù focalizzati sulla teatralità emotiva e hanno messo in evidenza il forte legame fra i delfini e i loro addestratori. Data la natura di tali “performance”, il messaggio trasmesso alla maggior parte degli spettatori è stato che i delfini sono una sorta di strumento di intrattenimento piuttosto che mammiferi sociali complessi. Di conseguenza, non c’è da sorprendersi se molte persone   durante le gite in mare  cercano di provare l’emozione di un incontro ravvicinato con i delfini, senza sapere che in realtà li stanno molestando, provocandogli stress e disagio e alterandone i comportamenti. 

Sono almeno 85.000 gli italiani che hanno espresso la loro ferma contrarietà ai delfinari, firmando la petizione con cui la LAV chiede  con una nuova normativa la riconversione dei delfinari  (http://www.lav.it/petizioni/petizione-per-liberare-i-delfini) e la creazione di  un rifugio per delfini, un’area marina confinata protetta dove poter rilasciare in semi-libertà i delfini provenienti  delle strutture dismesse. L’elevato numero di firme raccolte, peraltro, è in linea con l’ indagine nazionale EURISPES 2015  che rivela che il 64,8% dei cittadini italiani sono contrari ai delfinari.  

“L’utilizzo dei delfini nei delfinari risponde all’ unica esigenza di spettacolarizzare questi animali sfruttandone l’ intelligenza e la bellezza a fini commerciali . I delfinari non sono altro che dei circhi di acqua senza alcuna finalità educativa.- afferma la LAV- L’osservazione  dei delfini in libertà, nel mare, è l’ unica  vera esperienza educativa possibile”. Per contatti con la nostra redazione: [email protected]