Venerdì 26 Aprile 2024

Alaska. Si combatte per i giacimenti mentre sale la febbre della Terra

Guerra fredda tra Russia e Usa per garantirsi le vie d'acqua e gli immensi giacimenti. Ma lo scioglimento dei ghiacci mette a rischio la vita stessa dell'umanità

Orso polare in una foto Olycom

Orso polare in una foto Olycom

Roma, 2 settembre 2015  - Nell'Artico, preziosa via d'acqua d'estate e fonte di inesplorate risorse minerarie sul fondo, si sta combattendo da tempo una nuova Guerra Fredda che vede la Russia fare la parte del leone, rivendicando la maggior parte di ciò che si cela otto i ghiacci. Guerra fredda combattuta a colpi di navi rompighiaccio in cui Mosca ha una nettissima superiorità di 41 a 2 contro gli Usa. Russi che peraltro si apprestano a vararne altri 11. Gara in cui si sta inserendo anche la Cina, che non limita le sue rivendicazioni alle isole del Mar Cinese Meridionale, intende giocare un ruolo, al momento di disturbo.

Per non restare indietro Barack Obama ha ordinato la costruzione di nuove unità in grado di aprirsi la strada tra i ghiacci. La prima unità sarà pronta tra il 2020 ed il 2022 ma si limiterà a sostituire una delle due esistenti e poi ha chiesto al Congresso i fondi per una terza. Da ultimo il presidente annuncerà un'iniziativa per mappare le acque dei mari di Bering, Ciukci e Beaufort, vie d'acqua commerciali tra Russia e Alaska. L'interesse delle superpotenze per l'Artico in realtà riguarda il possibile sfruttamento delle riserve dell'area.

Ma ci sono ben altri problemi che dovrebbero preoccupare i leader del mondo. Primo fra tutti quello dello scioglimento dei ghiacci e del futuro dell'umanità intera. Mari che si alzano e sommergono città, esodi di massa, malattie, economie in crisi, modifica degli ecosistemi, incendi, migrazioni di uccelli e pesci, liberazione di anidride carbonica e rilascio di metano dal permafrost, che alzano la febbre della Terra.  Gli scienziati del Pianeta da tempo avvertono dei rischi, gravissimi, a cui andiamo incontro con lo scioglimento dei ghiacci. Ma restano perlopiù inascoltati. Potremmo essere ad un punto di non ritorno se non si mette un freno alle emissioni di gas a effetto serra e se non si contiene entro i 2 gradi centigradi l'aumento della temperatura globale. Un dato allarmante del quale, ormai, non si dubita più.

La conferenza Glacier in Alaska, voluta da Obama, assicura impegni e interventi urgenti. Ma occorre fare presto. L'orso bianco che si sposta a nord perché non riesce più a cacciare nelle stesse zone e si nutre di delfini o uova di uccelli marini, affollamento di migliaia di trichechi sulle coste per mancanza di lastroni di ghiaccio dove riposarsi, oceani sempre più acidi e corrosivi che alterano la vita di alcuni organismi marini. 

I segnali della natura non sono equivocabili. Il cambiamento climatico in Artico «va arrestato perché potrà avere conseguenze catastrofiche su tutto il pianeta, tenuto conto del ruolo di queste regioni nel moderare la temperatura globale» avverte Enrico Brugnoli, direttore del Dipartimento scienze del sistema della Terra e tecnologie per l'ambiente del Cnr. E' stato proprio il Cnr con i suoi studiosi a rappresentare l'Italia alla conferenza in Alaska; era presente anche il direttore generale del Ministero degli Affari Esteri Giuseppe Buccino. 

Il riscaldamento globale «sta danneggiando le infrastrutture, alcuni villaggi costieri in Alaska stanno scivolando in mare e strade ed edifici subiscono danni - spiega Brugnoli - I cambiamenti hanno effetti negativi sulla salute delle popolazioni locali e sulle loro economie. Occorre lavorare su mitigazione, adattamento e resilienza ai cambiamenti». "A partire dagli anni '60, con il drammatico aumento delle emissioni di CO2 a livello globale, c'è stata un'influenza sul clima di tutto il Pianeta" spiega Maria Grazia Midulla responsabile clima ed energia del Wwf auspicando che «un'azione significativa per il clima, diventi una priorità  assoluta per tutti i Governi del mondo». La perdita dei ghiacci «provoca uno sconvolgimento nella circolazione globale dell'atmosfera - conclude Brugnoli - con una diversa distribuzione delle piogge, del calore e del freddo», modifiche del ciclo dell'acqua e rischio di siccità  più frequente alle nostre latitudini. Di qui l'auspicio che i potenti del mondo intervengano seriamente, più che sulle possibili riserve artiche, sul futuro della Terra. Per contatti con la nostra redazione: [email protected]