Mercoledì 24 Aprile 2024

Sessant’anni portando Pazienza. "Onnivoro e scorretto: un poeta"

Oggi, nel’56, nasceva il grande fumettista. Il ricordo della moglie

Andrea Pazienza, la moglie Marina Comandini e un disegno di Paz

Andrea Pazienza, la moglie Marina Comandini e un disegno di Paz

Ascoli, 23 maggio 2016 - «SCRIVEVA prima il testo, poi disegnava». Non è l’eterno dibattito tra parole e musica. È il racconto dell’arte di Andrea Pazienza fatto da Marina Comandini, sua moglie. Proprio oggi Andrea avrebbe compiuto sessant’anni. E proprio oggi è anche il compleanno di Marina. La ricorrenza, quest’anno, è degna del Voyager Golden Record, il disco d’oro lanciato nello spazio infinito nel ’77.

Marina, cosa c’è di nuovo?

«Proprio domani (oggi, ndr) verrà trasmesso su Sky Arte un documentario inedito su Andrea, realizzato da Paolo Caredda. Pochi giorni fa, al Comicon di Napoli, il Salone internazionale del fumetto, abbiamo presentato un sito internet dedicato ad Andrea, realizzato dalla società Cluster, che passo dopo passo conterrà tutta la sua opera, i disegni non pubblicati, le pagine di testo scritte a mano o a macchina, ma anche documenti di vita quotidiana. Ci saranno tante cose mai viste prima. Questo sito sarà uno strumento di studio e ricerca su di lui. Alla presentazione c’erano i suoi amici Milo Manara e Tanino Liberatore. Recentemente Milo ha pubblicato un libro su Caravaggio che ha l’aspetto di Andrea, ritenendo che lui sia il Caravaggio della nostra epoca. Fino al 10 luglio, ancora, è aperta al Teatro Gali di Rimini una mostra a lui dedicata. In questi anni tutte le principali città italiane gli hanno dedicato grandi mostre. Da alcuni anni, poi, è aperta una pagina su Facebook dedicata ad Andrea, inizialmente creata da un suo fan, oggi diventata pagina ufficiale».

Quali erano le curiosità artistiche di Andrea? Di cosa si nutriva?

«Era onnivoro, non aveva barriere. Leggeva cose ritenute politicamente scorrette all’epoca, come Guareschi, che era considerato di destra. Era un appassionato totale di Totò. Ma gli erano piaciuti tantissimo “Apocalypse Now”, “Blade Runner”, “Terminator”. E i suoi disegni erano poi pieni di citazioni, per esempio Pentothal. Moreno Miorelli, con il quale collaborò per i suoi “Tre canti”, gli fece conoscere l’opera del poeta Robinson Jeffers, che lo ispirò per Campofame».

Andrea collaborò con Fellini, realizzando la locandina de “La città delle donne”. Restarono in contatto dopo quell’occasione?

«Non direttamente, ma tramite amici comuni come Vincenzo Mollica e Mauro Paganelli. Entrambi sapevano cosa facesse l’altro. Oltre a questa locandina per il cinema, disegnò anche molte copertine di dischi, soprattutto di Vecchioni».

Fu amico di Manara e Liberatore. Ma anche di Benigni.

«Sì. Abbiamo conosciuto Nicoletta e Roberto un anno al Premio Tenco. Vennero a trovarci a Montepulciano. E siccome “Il piccolo diavolo” uscì poche settimane dopo la morte di Andrea, Roberto volle dedicarglielo. Tra loro ci fu un rapporto di amicizia molto bello».

Amava viaggiare?

«Sì, gli piaceva moltissimo. Ci spostavamo in continuazione, sia per motivi “di lavoro”, ovvero per presentazioni e appuntamenti di vario genere, sia per curiosità personali. Le mete erano soprattutto città italiane. Diciamo anzi che l’Italia l’abbiamo girata in lungo e in largo».

Che ricordi ha del periodo che trascorreste in Brasile?

«Ci restammo due mesi. In una discoteca di Buzios Andrea realizzò un murales. E a ritorno trasse due storie da quell’esperienza, una divertente, l’altra più poetica: entrambe poi raccolte sotto il titolo comune “Sotto il cielo del Brasil”. Sul sito ci sono già alcune foto di quei mesi bellissimi».