Venerdì 19 Aprile 2024

Internet in ufficio combatte la noia

Il cosiddetto cyberfloating, navigare sul web durante il lavoro, non è controproducente come si pensa, ma serve invece per combattere lo stress nei lavori ripetitivi e sedentari

(Foto: grinvalds/iStock)

(Foto: grinvalds/iStock)

L'uso di Internet per scopi personali sul posto di lavoro, detto cyberfloating, è ritenuto controproducente in molte aziende, che non a caso possono imporre regole restrittive ai propri dipendenti. Tuttavia, uno studio apparso su Computer in Human Behavior ribalta questa prospettiva, suggerendo che il cyberfloating sia piuttosto una conseguenza della noia e che, anzi, possa essere un modo indolore per alleviare lo stress da ufficio. ALLE RADICI DEL CYBERFLOATING L'indagine, frutto della collaborazione tra l'Università di Haifa e l'Università della Florida Meridionale, ha cercato di chiarire se cyberloafing sia un comportamento deleterio per la produttività o se invece sia una soluzione conveniente per non annoiarsi quando si ha poco lavoro da fare. A tale scopo, l'equipe ha fornito dei questionari ideati ad hoc a 463 persone, impiegate a tempo pieno in un'università pubblica statunitense. Le informazioni raccolte hanno riguardato, tra le varie cose, il tempo dedicato al cyberfloating, il carico lavorativo, il grado di soddisfazione e la presenza o meno di comportamenti negativi, come ad esempio rubare o sprecare il materiale messo a disposizione dal proprio ufficio. TROPPE ORE "BUCHE" Quanto emerso è che la monotonia o la mancanza di compiti da svolgere (sottocarico di lavoro) hanno uno stretto legame con il tempo passato a navigare su Internet. Viceversa mancano del tutto indizi che facciano pensare a una relazione tra il cyberloafing e la scarsa produttività in ufficio. "Il cyberloafing è una risposta piuttosto naturale alla noia sul posto di lavoro e non ha nulla a che fare con altri comportamenti controproducenti e più dannosi", ha sottolineato la coautrice dello studio Shani Pindek. MENO LAVORO, PIÙ GATTINI In sintesi, dicono i ricercatori, dedicare del tempo al proprio profilo Facebook, alla mail personale o a un sito di viaggi non rappresenta una minaccia per la produttività, a patto ovviamente di non esagerare. L'unica seria ragione per limitare il cyberloafing, aggiungono Pindek e colleghi, riguarda casomai la sicurezza informatica, perché alcuni comportamenti imprudenti possono mettere in pericolo i dati della propria azienda. Il filone della ricerca non si esaurisce comunque qui: il team vuole ora appurare l'ipotesi secondo cui la navigazione su Internet sia anche una valvola di sfogo per smaltire lo stress. "Per esempio: se qualcuno mi trattasse male sul lavoro, potrei a sentirmi meglio guardando un video divertente sui gatti, ma magari eviterei di andare sui siti di notizie (presumendo che le notizie generino spesso uno stato d'animo negativo)", conclude Pindek.