
La nuova teoria sulla velocità dell'universo è suggestiva ma difficile da dimostrare
E se la Terra e la nostra galassia fossero sospese in una gigantesca zona vuota dello spazio? È l’affascinante e provocatoria ipotesi proposta da un gruppo di astronomi: potremmo trovarci all’interno di un "vuoto cosmico" grande un miliardo di anni luce, una zona con molte meno galassie del normale. Questa scoperta potrebbe aiutare a risolvere un importante problema della scienza moderna, chiamato Hubble Tension. Cosa sappiamo?
La teoria della Terra sospesa in un vuoto dello spazio
Gli scienziati hanno scoperto che la velocità con cui l’Universo si espande sembra cambiare a seconda di dove e come la si misura. Vicino a noi, l’espansione appare più veloce. Lontano, più lenta. Secondo Indranil Banik, ricercatore dell’Università di Portsmouth, potremmo trovarci vicino al centro di una zona molto meno affollata del resto dell’Universo. “Se viviamo davvero in un vuoto, allora le galassie più lontane ci sembreranno allontanarsi più velocemente,” ha spiegato Banik. Questo succede perché le galassie intorno al vuoto, dove lo spazio è più "pieno", attirano la materia verso l’esterno. Così, la nostra zona diventa sempre più vuota, e tutto sembra muoversi via da noi più rapidamente. È solo un’illusione, ma potrebbe spiegare perché i dati dell’espansione dell’Universo non tornano.
Cosa è la tensione di Hubble
Come detto, si tratta di uno dei misteri più discussi dell’astrofisica moderna: un disaccordo tra due modi diversi di misurare la velocità con cui l’Universo si sta espandendo, chiamata costante di Hubble. In sostanza, quando gli scienziati guardano molto lontano nello spazio (e quindi indietro nel tempo, vicino al Big Bang), usano strumenti secondo cui l’Universo si espande a circa 67 km al secondo per megaparsec (una misura astronomica delle distanze). Ma quando gli astronomi osservano galassie e supernove più vicine a noi, usano un metodo più diretto e trovano un valore diverso: circa 73 km al secondo per megaparsec. La differenza tra queste due misurazioni, apparentemente piccola, è significativa e persistente, anche usando strumenti e metodi sempre più precisi. Ed è proprio questo divario che viene chiamato Hubble Tension (tensione di Hubble).
L’idea non è nuova ma è difficile da dimostrare
L’idea che potremmo vivere in un vuoto non è nuova, ma è molto difficile da dimostrare. Un po’ come cercare di capire la forma di una casa stando chiusi in una stanza: da dentro è difficile vedere l’insieme. In più, secondo le teorie più accettate, l’Universo dovrebbe essere uniforme, cioè senza grandi zone vuote o troppo piene. Quindi, se davvero esistesse un vuoto così grande, cambierebbe il nostro modo di vedere il cosmo. I ricercatori sono arrivati a questa ipotesi studiando antiche "tracce sonore" lasciate dall’esplosione che ha dato origine all’Universo, il Big Bang. E anche se ci vorranno altre conferme, questa teoria potrebbe davvero cambiare tutto ciò che pensiamo di sapere sul nostro posto nello spazio. In sostanza potremmo essere più soli e più unici di quanto si possa immaginare. Ma è una buona notizia o no?