Lunedì 29 Aprile 2024

Con l’AI è iniziata una nuova era, lavoriamo insieme a visione umano-centrica

Usata saggiamente, l’intelligenza artificiale può portare enormi vantaggi. Ma richiede governance e buone politiche

Alberto Barachini

Alberto Barachini

New York, 12 aprile 2024 – Il primo dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite è porre fine alla povertà in tutte le sue forme ovunque. Negli ultimi anni sono stati compiuti alcuni progressi nella riduzione dei livelli di povertà, ma ancora molto resta da fare. Nel frattempo, il 2023 è stato un anno cruciale per l’Ai. Non è esagerato affermare che stiamo vivendo una nuova rivoluzione tecnologica. L’intelligenza artificiale ha un notevole potenziale per trasformare mercati, comunità, stili di vita. Siamo all’alba di una nuova era in cui l’intelligenza artificiale generativa ha aperto prospettive prima impensate in ambito pubblico e privato. Ed è solo l'inizio. Usata saggiamente, l’intelligenza artificiale può portare enormi vantaggi. Ma richiede governance e buone politiche.

L’intelligenza artificiale può arricchire le diagnosi sanitarie, colmare le disparità educative, sostenere la sicurezza alimentare attraverso un’agricoltura più efficiente. E può contribuire in maniera decisiva alla lotta contro la povertà facilitando l’accesso all’istruzione nelle aree più povere. Sappiamo bene quanto la povertà e la mancanza di istruzione siano collegate. La tecnologia, tuttavia, non è mai neutrale. È sempre legata al contesto e allo scopo per il quale viene utilizzata. Nel settore dei media l’uso responsabile ed etico della tecnologia è centrale. Si profila all’orizzonte la progressiva sostituzione della creatività umana, con conseguenti ricadute sui livelli occupazionali e sulla nostra cultura generale. Va, quindi, tenuta ben salda una visione umano-centrica.

Proprio come un martello può aiutare a costruire una casa o essere usato come arma pericolosa, così l’intelligenza artificiale può portare tutta una serie di benefici sociali ed economici o comportare nuovi rischi e conseguenze negative per gli individui e le società. Sono sfide che non conoscono confini. Siamo quindi chiamati ad adottare un approccio globale. L'Unione Europea ha deciso di tutelare l'integrità dell'ambiente digitale come ha sempre fatto per l'ambiente fisico. Le norme che disciplinano l’IA nel mercato dell’Unione sono, infatti, incentrate sull’uomo. Solo in questo modo le persone potranno vedere l’intelligenza artificiale come una tecnologia affidabile e degna di fiducia. Salutiamo pertanto con favore la risoluzione sull'IA recentemente adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

L’intelligenza artificiale è diventata una questione centrale in ogni agenda governativa. Ogni governo ha la propria visione e il proprio piano, ma un’efficace cooperazione internazionale è fondamentale per sviluppare e implementare approcci e quadri condivisi. È importante avere tutti a bordo: società civile, mondo accademico, media, piattaforme. Ognuno di noi dovrebbe contribuire al raggiungimento di obiettivi comuni e lavorare insieme per un futuro migliore.

A livello nazionale, in qualità di Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega all’informazione e all’editoria, mi impegno per favorire l’integrità delle informazioni, poiché qualsiasi minaccia a tale integrità può avere un impatto negativo su tanti ambiti della nostra vita pubblica, nonché sui progressi verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile che sono così importanti per tutti noi. Per questo ho voluto istituire una commissione che studiasse l’impatto dell’intelligenza artificiale sull’informazione, chiamando poi Padre Benanti – l’unico italiano membro del Comitato AI dell’Onu – a presiederla. I rischi non mancano. L’intelligenza artificiale ha il potenziale per sostituire parte del lavoro svolto dai giornalisti e ciò potrebbe influire sull’integrità dell’ambiente informativo, per non parlare dei livelli occupazionali. Mentre un settore dei media diversificato e indipendente è essenziale per mantenere società aperte e democratiche. Per questo abbiamo bisogno di un ecosistema informativo che supporti il ​​giornalismo e consenta la produzione di informazioni accurate e verificabili. In merito, poi, alla preoccupazione per la protezione del diritto d’autore giornalistico per i contenuti utilizzati per addestrare i modelli linguistici di grandi dimensioni dell’intelligenza artificiale, il governo italiano sta per presentare un disegno di legge che, fra le altre cose, si occupa proprio di questo aspetto.

Non meno importante l’intelligenza artificiale può essere utilizzata anche per creare e diffondere disinformazione. Potrebbe persino minare la democrazia attraverso la manipolazione dell’informazione consentita da alcuni strumenti di AI che possono compromettere la fiducia nelle elezioni, fondamentale per il mantenimento di democrazie reali e sane. Naturalmente, l’intelligenza artificiale, se impiegata correttamente, può anche essere uno strumento per combattere la disinformazione. Ciò dimostra la complessità della questione. La Commissione AI per l’informazione ha analizzato il pericolo del Deep Fake, tecnologia con cui la realtà può essere modificata e mistificata e, di conseguenza, la formazione dell'opinione e della coscienza collettiva può essere influenzata e forse addirittura modellata. L’equilibrio che lega il rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni è fragile e se viene incrinato potrebbe portare ad una crisi della vita politica e della partecipazione che rende possibile la democrazia. La lotta alla disinformazione è la lotta per difendere questo fragile equilibrio e per questo il governo italiano sta lavorando anche a nuove misure giudiziarie in relazione al Deep Fake.

Considero un privilegio poter affrontare tali questioni proprio in questo luogo dove le Nazioni Unite sono state istituite per promuovere la pace e la sicurezza universali. Sfortunatamente la pace e la sicurezza globali a cui teniamo sono attualmente messe in pericolo da numerosi conflitti internazionali e da una guerra ibrida dell’informazione. Credo fermamente che ci troviamo a un punto di svolta nella nostra storia e che, imparando dai nostri errori passati, possiamo lavorare insieme in modi nuovi per garantire l’evoluzione della nostra società. A tal fine è fondamentale che la tecnologia non sia legata esclusivamente a finalità commerciali e di profitto, perché ciò la allontanerebbe da quella visione antropocentrica che è così importante per il nostro futuro. Dovrebbe essere collegata, invece, a considerazioni etiche come il progresso dell’umanità, la libertà e l’indipendenza economica. Impegniamoci a rendere la tecnologia uno strumento per il miglioramento della società nel suo complesso.

Le istituzioni hanno una profonda responsabilità nel far emergere una risposta virtuosa da parte degli attori del mondo digitale. Tutti coloro che vogliono prendere parte a questa sfida etica dovrebbero contribuire in ogni modo possibile a costruire una solida rete di solidarietà all’interno della nostra comunità. Dobbiamo chiederci cosa stiamo cercando di costruire per il nostro futuro e cosa stiamo lasciando ai nostri figli? Rispondere a questa domanda ci impone di impegnarci pienamente verso l’obiettivo di raggiungere la prosperità economica per tutti. Il profitto, e l’attività commerciale in generale, è un importante motore del progresso e il progresso, a sua volta, porta con sé maggiori conoscenze e competenze. Ma ricordiamoci che il profitto non è fine a se stesso e che l’obiettivo di tutto il nostro lavoro è il miglioramento delle condizioni di vita umana.

* Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'informazione e all'editoria