Giovedì 25 Aprile 2024

Tonali-Leao, il Diavolo ne sa una più della Dea

Milan in vantaggio dopo meno di un minuto con Calabria, poi rischia di dilagare. Nel finale Zapata e Pasalic illudono l’Atalanta

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di Giulio Mola

Spietato, elegante, ordinato per ottanta minuti, durante i quali narcotizza l’Atalanta e la colpisce tre volte; distratto e generoso nel finale, quando si “addormenta“ e rimette in partita un avversario spento e demoralizzato. E’ il pazzerello Milan di Stefano Pioli, che vince con un pirotecnico 3-2 lo scontro ad alta quota del Gewiss Stadium, bissando l’impresa dello scorso maggio, quando proprio in questo stadio i rossoneri conquistarono la qualificazione in Champions, strappando il secondo posto proprio alla Dea.

Prova di grande spessore quella del Milan che non solo riscatta la beffa subìta contro l’Atletico Madrid, ma scavalca l’Inter e si rimette sulla scia del Napoli.

Senza Gosens e Hateboer sulle fasce e con Ilicic e Muriel importanti opzioni d’attacco inizialmente in panchina, Gasperini si affidava all’estro di Malinovskyi, al talento di Pessina e soprattutto alla forza fisica di Zapata. Pioli rispondeva col solito 4-2-3-1, confermando Kessie in mediana (nonostante la serataccia in Champions) e Rebic unica punta vista la contemporanea assenza del neo 40enne Ibrahimovic e di Giroud, recuperabili dopo la sosta.

Neanche il tempo di assestarsi in campo e il Milan era già avanti grazie a Calabria, pronto ad inserirsi su delizioso invito di Theo Hernandez: conclusione non irresistibile che però sorprendeva Musso e cambiava da subito l’inerzia della partita. Perché dopo aver sbloccato il match, vero che l’Atalanta cominciava un mini-assedio a ritmi altissimi, ma in questo modo lasciava ampi spazi per le ripartenze rossonere. Perché con i bergamaschi sbilanciati in avanti l’ordine di Pioli ai suoi era chiarissimo: attaccare subito in profondità per Rebic, ben supportato dai centrocampisti. Ne veniva fuori un match intenso, con qualche rude scontro in mediana e un bel po’ di occasioni. Tre per l’Atalanta nei primi diciannove minuti, con Maignan bravo a “murare“ due volte Zapata e pure Zappacosta. Preziosa l’opera in copertura di Kessie e pure di Tonali bravissimo a chiudere in scivolata sul tocco a botta sicura di Malinovskyi. L’infortunio di Pessina a metà tempo costringeva Gasperini a rivedere i piani: dentro Pezzella che però non dava quella qualità in più sulla fascia sinistra.

Calava il ritmo dei padroni di casa, ma pure la concentrazione: e così al 42’ Tonali si avventava su Freuler, gli rubava palla e solo soletto andava verso Musso superandolo con freddezza.

Una mazzata per l’Atalanta che tornava negli spogliatoi parecchio frastornata. E gli effetti si sentivano anche nella ripresa nonostante l’ingresso di Koopmeiners al posto di Demiral. I nerazzurri erano meno travolgente rispetto ad altre occasioni, mentre il Milan gestiva il doppio vantaggio senza affanni. Serviva la scossa per la Dea e dopo dieci minuti Gasperini inseriva Muriel e con lui Ilicic per il deludente Malinovskyi. In realtà chi sfiorava il gol era ancora il Milan (14’) con Saelemakers che di testa (servito da Rebic) metteva a dura prova i riflessi di Musso.

Irriconoscibile nell’avvio di ripresa l’Atalanta vista in altre battaglie, solo De Roon si dannava l’anima in un centrocampo in possesso dei rossoneri, che con tocchi morbidi e di prima arrivavano sempre minacciosi in area bergamasca. Partita chiusa al minuto 77’, dopo l’ennesima cavallcata di Theo Hernandez che liberava Leao, splendida la conclusione del portoghese, imprendibile per Musso. A quel punto il Milan staccava la spina. Pioli dava spazio alle seconde linee, debuttava anche Messias che però intercettava con un braccio un tiro di Zappacosta. Rigore (col Var) che Zapata trasformava. E nel recupero arrivava anche la rete di Pasalic che addolciva la sconfitta della Dea senza nulla togliere ad un’altra grande prestazione dei rossoneri che ora possono sognare.