Mercoledì 24 Aprile 2024

Suning, la panchina blindata da 16,5 milioni

I contratti di Conte e Spalletti escludono la possibilità di stipendiare un terzo tecnico: per questo Zhang deve mascherare la delusione

di Mattia Todisco

Si ricomincerà domani da Cagliari, senza poter troppo riflettere sulle malefatte. Tempo non ce n’è, per l’Inter, eliminata da tutte le competizioni europee dopo sei gare tra occasioni sprecate, un pizzico di iella, tante decisioni errate.

Molte delle quali sono state ascritte a Conte in un post-partita televisivo movimentato, al quale il tecnico ha partecipato non celando una delusione e una rabbia che sarà meglio trasferire subito in campo. Prima del confronto con i rossoblu, la partita di Conte si è giocata nelle stanze di Appiano, di fronte alla dirigenza.

I vertici hanno chiesto lumi sull’accaduto, non tanto entrando sulle ragioni tecniche che Marotta lascia all’allenatore (è profumatamente stipendiato per quello) ma facendo intendere che di riffa o di raffa bisognerà fare qualcosa di meglio. Va bene sottolineare davanti alle telecamere che non ci sono obblighi di vittoria, che il mercato è stato influenzato dalla pandemia (sono comunque arrivati giocatori quali Hakimi, Vidal, Kolarov e Darmian) e che il pericolo Covid è un terno al lotto, ma le ultime due condizioni valgono per chiunque.

Steven Zhang ha espresso rammarico, pur non uscendo mai dai binari della fiducia in quello che ritiene ancora oggi essere l’allenatore giusto per tornare ad alzare un trofeo. Ovvio che oltre alla convinzione nei mezzi del tecnico ci siano ragioni economiche non banali per evitare scossoni: a bilancio si legge ancora il nome di Spalletti (4,5 milioni di euro fino a giugno 2021), se ai 12 per Conte se ne dovessero aggiungere altri per un allenatore di livello Inter ci sarebbero da fare salti mortali per far quadrare i conti.

Suning non vuole farlo: ha impiegato tre anni, prima dell’avvento del coronavirus, per rimettere in sesto una situazione economica molto complicata, con un certosino lavoro su sponsorizzazioni, marketing, il futuro stadio in compartecipazione con il Milan.

Tutto per vincere, prospettiva a cui in Cina credono ancora. La strategia non cambierà: a microfoni accesi si useranno ancora tutti i paraventi verbali di cui si può disporre, dopodiché si tireranno le somme, probabilmente a fine stagione. Difficile lo si faccia prima, impossibile che non lo si faccia nel preciso istante in cui il campionato finirà. Quello resta, insieme alla Coppa Italia, per certificare un salto in avanti rispetto alla passata annata, chiusa al secondo posto in Serie A e in finale di Europa League.

Senza un successo in primavera il primo a pagare sarebbe l’uomo in panchina, probabilmente a favore di Allegri, sempre che sia ancora libero da contratti. Quanto accaduto al Meazza mercoledì sera avrà ovviamente ripercussioni sul mercato di gennaio. La rosa è stata studiata per affrontare i due grandi tornei in Italia e in Europa, con alcune pedine già in partenza in estate rimaste solo per mancati accordi sulla valutazione dei cartellini (Nainggolan al Cagliari, Vecino al Napoli).

Solo eventuali scambi o cessioni molto remunerative potrebbero cambiare lo scenario e il primo nome in grado di mutare la campagna acquisti-cessioni è quello di Christian Eriksen. Non si segnalano offerte irrinunciabili per il danese, il calciatore e il club sperano di vederne a breve.

Gli ultimi tre scampoli di gara disputati non hanno mai visto l’ex Tottenham in campo per un minutaggio in doppia cifra. Difficilmente nelle ultime quattro gare dell’anno solare le cose cambieranno in meglio.