Non c’è niente da fare, le loro storie sono destinate ad intrecciarsi sempre. Mentre Leo Messi incassava la sconfitta nella prima partita del mondiale, i suoi tifosi venivano presi in giro da quelli arabi che rifacevano l’esultanza di Cristiano Ronaldo, l’eterno rivale portoghese diventava ufficialmente un disoccupato di lusso. In realtà in mezzo è trascorsa qualche ora, ma ieri pomeriggio è arrivato l’annuncio ufficiale del Manchester United: Cristiano Ronaldo è libero di accasarsi in un altro club, forse proprio al Psg che potrebbe permettersi l’ingaggio del portoghese.
Ieri lo United ha comunicato che Ronaldo lascia il club "di comune accordo e con effetto immediato", ringraziandolo "per il suo immenso contributo in due periodi diversi all’Old Trafford, con 145 gol in 346 presenze, e augura a lui e alla sua famiglia ogni bene per il futuro. Tutti al Manchester United rimangono concentrati sui progressi della squadra sotto la guida di Erik Ten Hag, con l’obiettivo di lavorare uniti per raggiungere i successi in campo".
Parole di circostanza, comunque diverse da quelle usate qualche giorno prima quando il club di Manchester si era detto pronto a qualsiasi tipo di azione, anche legale. E invece in tempi brevissimi è arrivata una risoluzione che ha il profumo della soluzione, perché è sensato ritenere che la libertà di Ronaldo, viste le cifre del contratto con i Red Devils, sia da leggere come un’accelerazione nelle trattative per assicurarsi i suoi servigi. Come confermano le parole dello stesso Ronaldo a stretto giro di posta: "Abbiamo concordato di comune accordo di rescindere il nostro contratto in anticipo. Amo il Manchester United e amo i tifosi e questo non cambierà mai. Tuttavia, mi sembra il momento giusto per cercare una nuova sfida. Auguro alla squadra ogni successo per il resto della stagione e per il futuro", ha detto CR7.