Mercoledì 24 Aprile 2024

"Razzoli e Vinatzer possono puntare all’oro"

Il grande ex della valanga azzurra Piero Gros: "Lo slalom non ha un padrone, e la pista è sconosciuta per tutti: bisogna provarci"

Migration

di Leo Turrini

"Il 2 febbraio parto per la Cina. Commenterò i Giochi per la televisione svizzera italiana. So già che sarà una Olimpiade diversa da tutte le altre. È triste, ma anche inevitabile…"

Piero Gros ha contribuito alla grande storia dello sport azzurro con l’oro nello slalom di Innsbruck del 1976. Una vittoria memorabile, davanti al compagno Gustavo Thoeni.

"C’era anche il leggendario Stenmark, che per fortuna saltò nella seconda manche – ricorda Pierino, oggi 67enne –. È la più grande impresa della mia carriera".

Come la ricorda?

"Una emozione pazzesca! All’epoca tra i paletti ce la giocavamo in tre o quattro, non di più…"

Oggi invece…

"Lo slalom dopo l’addio di Hirscher non ha più un padrone. In sei gare di Coppa ci sono stati sei vincitori diversi".

Sarà un terno al lotto?

"Quasi. L’oro lo possono portare a casa in venti".

Addirittura.

"Non sto esagerando. Hanno chances anche i nostri Vinatzer e Razzoli, se riescono a mettere insieme due manches".

Quanto influirà il fatto di gareggiare su piste sconosciute a tutti e tutte?

"Zero".

Sul serio?

"Sul serio. La neve asiatica è diversa da quella europea, ma vale per chiunque. Anzi, posso aggiungere una cosa?"

Prego.

"Ad una Olimpiade nessuno fa mai calcoli. Spari tutto dall’inizio alla fine. Se ti metti a ragionare, hai già perso. Io e Gustavo a Innsbruck mica pensammo: oddio, qui forse inforchiamo. Infatti arrivammo primo e secondo".

Cosa ci possiamo aspettare dalla spedizione azzurra?

"Io mi intendo di sci alpino, dagli altri settori comunque qualcosa arriverà. Purtroppo Sofia Goggia è un gigantesco punto interrogativo. Tra maschi e femmine, nel mio settore punto su almeno tre medaglie, non dico di che metallo. Bassino, Brignone, Curtoni e Paris nella libera hanno il diritto e il dovere di crederci".

Dopo Tokyo sarà la seconda Olimpiade in era Covid…

"Brutta cosa, per carità. I Giochi sono emozione, sono calore, sono passione. Era entusiasmante per gli atleti il contorno della gente. A Innsbruck nel 1976 a me sembrava di sciare nel cuore di uno stadio!"

In Cina non sarà così.

"Come in Giappone l’estate scorsa. Ma io capisco il desiderio degli atleti di partecipare comunque all’evento. Sa, per gli sport invernali in particolare non c’è un appuntamento altrettanto importante. Quando sei lì, metti in gioco i sacrifici di una vita. Stare a casa significherebbe annientare le speranze di una vita. È giusto esserci, nonostante tutto".