Mercoledì 24 Aprile 2024

Collina, 60 anni di rigore. Compleanno speciale per l’icona degli arbitri

"I miei maestri? Agnolin e Fredriksson. Pentito degli errori? No, ma dispiaciuto sì. Il Var fondamentale, ma si deve migliorare"

Pierluigi Collina compie 60 anni

Pierluigi Collina compie 60 anni

Bologna, 13 febbraio 2020 - Sessant’anni . E’ il traguardo che oggi taglia Pierluigi Collina, una passato da arbitro (e da numero uno) e un presente da presidente della commissione arbitri della Fifa.

Collina, come ci si sente? "Più vecchio. Uno può anche far finta di non sentire gli anni, ma ci sono".

Non le piacerebbe arbitrare ancora una finale mondiale come nel 2002? "Se mi dotassero di uno di quei monopattini elettrici ci potrei provare. A parte le battute il calcio oggi richiede grandi doti atletiche. Non reggerei 10’".

Sicuro? "E non solo per lo sforzo in sé. Quanto per la reazione del fisico, dopo una prova del genere. Ogni tanto mi capita di vedermi ancora in campo, è solo un sogno… Quello che ho fatto per tanti anni, mi è rimasto dentro".

Se dovesse guardarsi alle spalle quali rimpianti? "Forse non aver goduto a pieno certi momenti. Come le finali. Ho sempre preparato le partite seguendo una certa routine. Con grande attenzione e concentrazione. Senza fare differenze. Solo dopo, magari, ti rendi conto di aver diretto una gara seguita da milioni di persone".

Cosa le ha dato l’arbitraggio? "Tanto, come uomo. Ho iniziato a 17 anni nella mia Bologna. Ho cominciato presto a decidere e ad assumermi responsabilità. Cosa inusuale per un ragazzo".

Una carriera che ha trasformato in una professione. "Ho unito lavoro e passione".

Ma non il divertimento. "Per divertirsi bisogna lasciarsi andare. Prendere le cose alla leggera. Arbitrare con professionalità significa avere il giusto approccio, che mal si concilia con il divertimento".

Tanti anni da arbitro: decisioni delle quali si è pentito? "Pentito no, dispiaciuto per gli errori sì, perché le decisioni non possono essere tutte corrette. L’autocritica è fondamentale: per continuare a crescere, anche se sei considerato un direttore di gara di alto livello. C’è sempre spazio per migliorare".

E’ cresciuto con qualche modello? "Ho cercato di ’rubare’ quello che in altri mi aveva colpito, come la ’presenza scenica’ di Agnolin. Lo svedese Fredriksson mi piaceva per la chiarezza della sua gestualità. Si diceva che un arbitro non dovesse fare come un vigile quando dirige il traffico. La gestualità serve a far capire meglio e subito il perché di determinate decisioni".

Il giocatore più corretto? "Tanti. Non amo fare classifiche. Con tanti è rimasto il rapporto di stima e familiarità".

Un giudizio sul Var? "Un aiuto tecnologico importante e necessario. Un mezzo che aiuta a sbagliare meno. Sembra esista da sempre, ma abbiamo iniziato a parlarne per la prima volta a fine 2014. Oggi viene utilizzato in tutte le competizioni più importanti, ma può e deve migliorare. Qualche problema resta in altri sport dove la tecnologia è utilizzata da più tempo. Ho visto una partita Nba tra Utah e Portland. Non è stato assegnato un canestro regolare a Portland, che alla fine ha perso. La decisione non è stata cambiata perché il regolamento, in quel frangente, non prevedeva il ricorso all’instant replay".

Cos’è il basket, per lei? "Divertimento puro. Il calcio è lavoro, piacevole perché è anche la mia passione. Il basket è godersi lo spettacolo. Anche se, da tifoso, quando guardo la Fortitudo devo ammettere che un po’ di stress non manca".

Mai arbitrato una gara di pallacanestro? "A Bologna, ai tempi del liceo Righi. Qualche torneo".

C’è un erede di Collina come arbitro? "Due figlie femmine e una nipotina. Non credo ci sia nulla all’orizzonte".

Ma arbitri che le assomiglino? "L’errore più grande, ora che sono passato ad allenare gli arbitri, sarebbe cercare qualcuno che mi assomigli. Quello che chiedo è che ci sia la stessa attenzione ai dettagli che avevo io. Quando mi sono trovato a guidare gli arbitri di serie A e B ho voluto che la sera prima della partita cenassero in albergo. Perché la preparazione inizia a tavola, con un piatto di pasta al pomodoro e un petto di tacchino. Come fanno i giocatori".

E’ dalle piccole cose, che si costruisce la figura di un arbitro diventato una leggenda. Di più: il presidente della commissione Fifa. Un incarico Mondiale.