Giovedì 25 Aprile 2024

Perché gli stadi quasi chiusi se c’è il vaccino?

Cresce il malcontento di tifosi e società per le restrizioni a 5.000 spettatori. E oggi supervertice su protocollo, capienza e Asl

Migration

dI Paolo Franci

Una linea comune per le Asl. L’obiettivo della conferenza Stato-Regioni straordinaria – convocata per oggi dal ministro degli Affari regionali Mariastella Gelmini su ’assist’ del sottosegretario allo sport Valentina Vezzali –,con la partecipazione del ministero della Salute, il presidente del Coni Malagò, della Figc Gravina, della Lega di A Dal Pino e dei vertici di volley e basket - è semplice nell’idea: stilare un ’manifesto comune’ di comportamento per le Asl negli incroci con lo sport e il pallone in particolare, ma complesso nella realizzazione.

In particolare in un Paese dove l’attrito governo centrale-locale è spesso causa di situazioni paradossali se non grottesche. Oggi, il vettice servirà a mettere sul tavolo e discutere il lavoro e le proposte delle task force tecniche e scientifiche di governo e ministeri che nelle ultime ore hanno lavorato ognuna per le proprie competenze. Si tratta del primo passo, una sorta di lavoro di sintesi per arrivare a una direttiva comportamentale di riferimento per le aziende sanitarie locali.

Un obiettivo divenuto imprescindibile, all’indomani del cortocircuito del pallone con l’entrata a piedi uniti delle aziende sanitarie locali che ha fatto saltare diverse partite, tra intimazioni di quarantene non dovute, la non applicazione del dl 229 del 30 dicembre scorso e della circolare 18 giugno 2020 del ministero della Salute, sul tema della quarantena di gruppo e della ’messa in bolla’ delle squadre. ’Divagazioni’ interpretative che hanno indotto la Lega di Serie A a trascinare le stesse Asl al Tar. Le toghe amministrative hanno riconosciuto la violazione delle Asl di regole vigenti e protocolli, firmando sentenze che di fatto hanno ridotto vistosamente l’ipotesi di altri corto circuiti pallone-Asl, senza però risolvere il problema di un ’testo unico’ di riferimento. Un ’manifesto’ che sia perfettamente aderente alla normativa vigente e ai protocolli redatti dai tecnici del dipartimento per lo sport, in collaborazione con il ministero della Salute e i governi del pallone.

In realtà va riconosciuto alla Lega di Serie A di aver ragionato e discusso sul ’pericolo Asl’ già nell’assemblea di Lega del 15 dicembre 2020, quando si ragionò sulla richiesta da "rivolgere al ministero della Salute per l’identificazione di una figura unica di coordinamento nei confronti delle Asl".

Lega di Serie A che lamenta una evidente disparità di trattamento rispetto ad altri settori di intrattenimento - il calcio, in fondo questo è dal punto di vista del pubblico no? - anche e soprattutto alla luce della moral suasion del premier Mario Draghi. Un ’invito’ del governo che ha portato all’autolimitazione dei club con la capienza ridotta a 5mila posti negli stadi per due turni in luogo del 50% deciso dallo stesso governo, prima dell’impennata dei contagi. Si chiedono gli uomini della Confindustria del pallone, per qualle motivo i cinema e i teatri in zona bianca siano ancora al 100% di capienza, mentre al pallone si ’intima’ di ridurre ancora il numero degli spettatori negli stadi italiani. Tra l’altro, in un affresco nel quale, ad esempio, il cinema ha potuto contare su 1,069 miliardi di euro a fronte dei 56 milioni toccati al pallone. Appena 5 dei quali finiti nelle casse dei club di A, in sostanza risarciti giusto per l’effettuazione dei (frequentissimi) tamponi, ma solo attraverso la presentazione di ricevute.

E non sono pochi i tifosi che in queste ore si chiedono per quale motivo, con Super green pass e, quindi da vaccinati terza dose, non si possa andare allo stadio con il sistema della scacchiera (un posto sì e uno no, per capirci), la mascherina Ffp2 e l’applicazione delle norme vigenti per contrastare il ’morso’ di Omicron.