Mercoledì 24 Aprile 2024

Nove passaggi e gol, Conte lezioni di estetica

Al tecnico non basta vincere e mettere fine al "regno" della Juve: sui social attacca chi critica il gioco e posta il video delle azioni

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di Giulio Mola

"Dieci giocatori diversi coinvolti in un possesso palla che dura piùdi un minuto per poi arrivare alla conclusione. Cos’è per voi questo? Tiki taka? Calcio verticale? O... una via di mezzo?" Per capire quel che c’è alla base dell’inarrestabile cavalcata dell’Inter sul lungo rettilineo dove si annusa il profumo di scudetto, basterebbe dare uno sguardo ai messaggi “social“ postati da Antonio Conte negli ultimi mesi. Perché fotografano i segreti del successo. Era accaduto a fine febbraio per spiegare la vittoria nel derby. Si è ripetuto ieri, il giorno dopo il 2-1 al Sassuolo: poche parole e un video.

"Passo dopo passo" aveva scritto l’allenatore già mercoledì sera, prima di ribadire il suo "4-2-4" che dice molto sul concetto di calcio che circola nello spogliatoio di Appiano. Dove le parole più ricorrenti sono "Noi" e "Lavoro", perché prima di tutto viene la squadra. Poi il sudore. E quindi la tattica.

Che poi a qualcuno non piaccia il modo in cui l’Inter si è messa alle spalle i rivali, è un altro discorso. Conte ha scelto la strada più pragmatica per vincere, quella che viaggia sui binari paralleli della concretezza e della solidità. Che non vuol dire rinunciare alla bellezza della manovra, anzi. La verità è che non sempre vince chi ha il possesso palla (67% quello a favore del Sassuolo mercoledì) o chi crea più occasioni, ma chi segna di più. Ed è ciò che l’Inter, lucida e spietata, riesce a fare da molti mesi (68 reti).

Perciò Conte non ci sta a passare per contropiedista. Non è corretto. L’Inter non è più la narcisista incompiuta di un tempo, ma una squadra tosta, pratica e feroce. Affamata di successi (nessuno nell’era dei 3 punti ne aveva messi in fila 10 di fila nel girone di ritorno), perché la vittoria è l’unica cosa che conta, come hanno insegnato ad Antonio sin dall’era bonipertiana. "Quel che conta è che arrivi lo scudetto, che è troppo importante e manca da tanto. Se spodesteremo la Juve avremo fatto una grande cosa. L’estetica? Poi andremo tutti al centro estetico e ci faremo un lifting" il Conte-pensiero dopo l’ultimo match. Con un pizzico d’orgoglio, ripensando ai bianconeri raggiunti e superati.

Che gli “esteti“ del calcio possano storcere il muso o che i buongustai del pallone debbano preoccuparsi di trovare qualche estetista aperto in zona “rossa“ poco importa. Quel che l’allenatore cerca di far capire “urbi et orbi“ è che sono i gol a fare la differenza, perché diventano punti, perchè fanno la classifica. Non i passaggi. E se proprio vogliamo contare anche quelli, beh... allora valutiamone la qualità. E allora ecco che Conte sistema tutti. Altro post su Instagram ieri pomeriggio, il ripetersi di scene già viste per stimolare il dibattito e far tacere i disfattisti, con il video dell’azione della prima rete di Lukaku, con tanto di “4-2-4”, un cuoricino e un pallone. Otto giocatori coinvolti in un’azione con 9 tocchi, di cui ben 6 di prima. Mica roba brutta, sempre meglio di un’ora e passa di calcio orizzontale e poco incisivo.

Conte è fra i tecnici migliori perché fa giocare l’Inter a sua immagine e somiglianza e l’allenatore bravo è quello che riesce ad essere seguito dai suoi calciatori facendoli rendere al meglio. A ciò si deve aggiungere un particolare tutt’altro che trascurabile: si può anche sacrificare l’estetica se in squadra hai giocatori forti. E l’Inter li ha. Vince perché ha Lukaku e Lautaro che segnano a valanga. Vince perché in mezzo al campo c’è un gigante come Barella (squalificato, salterà il “suo“ Cagliari). Vince perché ha una retroguardia guidata da un fuoriclasse come Skriniar. Insomma vince (anche se non sempre convince) al punto che anche il cauto Antonio adesso comincia a sciogliersi davanti alle telecamere. "Abbiamo un obiettivo serio che è cercare di... cercare di... cercare di... insomma, siamo una serissima pretendente allo scudetto". Ce l’ha fatta. L’ha detto.