Mercoledì 24 Aprile 2024

"Non rinuncerò ai tatuaggi per una divisa"

Nicola Bartolini: "I gruppi sportivi dei corpi non mi vogliono per questo, ma non cambio. E guadagno meno di un calciatore di Eccellenza"

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di Giuliana Lorenzo

Orgoglioso, testardo di quelli che se si mettono in testa una cosa trovano il modo di raggiungerla. Nicola Bartolini, ginnasta cagliaritano classe 1996, non a caso, a ottobre, in quella terra in cui pensava di non andare più dopo che gli è stata negata l’Olimpiade di Tokyo ha vinto il titolo Mondiale al Corpo Libero. Uno schiaffo morale a chi l’ha sempre scoraggiato, un premio a quel bambino che ha iniziato a muovere i primi passi nella ginnastica perché gli piacevano le capriole. Oggi, la ginnastica non è un gioco: è il suo lavoro. Tesserato con la Pro Patria Bustese, ha pensato di smettere per ben due volte, ma è sempre tornato con tenacia e voglia di rivalsa e con quella carica di energia e positività che lo contraddistingue.

Ha realizzato la sua impresa al Mondiale?

"Non ho ancora metabolizzato: è un bene, continuo a fare la vita di sempre. Non mi sono adagiato. È cambiata la visibilità che ho avuto con questa medaglia. Le persone si aspettavano già prima tanto da me, adesso ancora di più. Ci sono tante aspettative anche da chi mi dava spacciato".

Sul collo ha un tatuaggio con scritto unlucky: una sorta di provocazione?

"L’ho fatto in un periodo un po’ grigio, era un modo di schermire la sfortuna. Sta a noi decidere se farci schiacciare dalla sfortuna o viceversa. Ci sono stati degli sfortunati eventi nella mia carriera, infortuni, cose che non andavano, è uno sport complesso e ci si butta giù facilmente". Ha fatto un tatuaggio per il Mondiale: che significato ha?

"Mi sono affidato a un artista che fa disegni molto realistici. Mi piacciono i teschi, anche se ammetto sia una cosa un po’ macabra. Ho fatto un teschio, con lo sfondo della bandiera giapponese e il numero uno per il posizionamento".

A proposito di tatuaggi, per questa passione non può entrare in un gruppo sportivo. Qualcosa è cambiato?

"Non so nulla, fosse per me avrei mosso mari e monti, purtroppo non mi occupo di questo. Come hanno detto Malagò e il Presidente di Federginnastica (Tecchi, ndr), qualcosa si sta muovendo. Per scaramanzia non mi è stato detto altro. Continuo a fare il mio e a farmi tatuaggi. Ho avuto qualche entrata a livello di sponsor dopo il Mondiale, prima mi sono sempre dovuto arrangiare. Ho cercato di monetizzare e sfruttare l’onda dei social. Se non ci fossero stati questi sponsor dopo il titolo non so cosa avrei potuto fare. È un problema degli sport minori, ci alleniamo 6-7 ore al giorno per avere il minimo in tasca, non abbiamo le entrate che può avere anche chi gioca a calcio in Eccellenza. Quando inizi a fare ginnastica a un certo livello non lo fai per i soldi, lo fai per rivincita, gloria e orgoglio".

Ha avuto diverse vite…

"Sì, ho avuto un sacco di vite. C’è stata la prima, a Milano, con il reality (Vite Parallele, ndr) con una bolla mediatica che ci è esplosa addosso e ha portato una ventata fresca con i palazzetti pieni. Fortunatamente sono sempre rimasto con i piedi per terra. Dal 2016 al 2019 mi sono trasferito a Salerno e ho avuto una sorta di rinascita. Dopo un altro infortunio nel 2019 sono tornato a Milano e abbiamo deciso di fare un programma fino al 2024".

La critica che più l’ha ferita e il complimento più bello?

"Critiche, ne ho ricevute… non saprei da dove iniziare. Mi hanno dato dello scansafatiche e del tossicodipendente per via dei tatuaggi, come se ci fosse una correlazione. Sono monitorato tutti i giorni dall’antidoping, mi ha sempre dato fastidio essere definito raccomandato. I complimenti? Vedere chi mi criticava che voleva salire sul carro dei vincitori quando non c’era più posto".

Cosa le piace fare oltre la ginnastica?

"Tifo Cagliari: abbiamo vissuto un periodo nero, vedo un barlume di speranza. Adoro la playstation e mangiare tanto!".