Mercoledì 24 Aprile 2024

Non è solo colpa dei soldi

Leo Turrini

Stasera si gioca Real-City, la sfida chiamata a designare la seconda finalista di Champions. Soprattutto, si disputa la partita che tutti vorremmo avesse come protagonista una squadra italiana. Il match di andata è stato di una bellezza persino difficile da raccontare.

Mi spiego. Non è soltanto questione di nostalgia, sebbene siano passati dodici anni dalla impresa dell’Inter di Mourinho. E nemmeno trattasi di ossessione statistica, visto che l’altro trofeo europeo, ieri Coppa UEFA oggi Europa League, non lo vinciamo dal…secolo scorso!

No. Il punto è questo: non esiste nel presente del nostro calcio un club in grado di affrontare certi match alla maniera del Real, del City, del Liverpool (e nemmeno del Villareal, eh). Ci sono cioè spettacoli che a noi sono proibiti. Non vietati ai minori di diciotto anni: proprio siamo esclusi, lontani, distinti e distanti.

Occhio a ridurre il tutto ad una banale inferiorità economica. C’entra anche l’elemento finanziario, per carità. Ma la Juve si è fatta eliminare da Ajax, Lione, Porto e il già citato Villareal, che spendono molto meno di Andrea Agnelli. Un anno fa l’Inter di Conte, poi tricolore, arrivò quarta su quattro nel girone di Champions. Quest’anno il Milan di Pioli, ora favorito per lo scudetto, idem con patate.

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