Venerdì 26 Aprile 2024

Mourinho provoca l’Inter e promette titoli

Subito show per lo Special One a Roma: "C’è chi vince e non paga gli stipendi. A Milano nessuno può essere paragonato a me o a Herrera"

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di Paolo Franci

Finge di andarsene. Poi strappa i teloni (rumorosi) che proteggono la ’capsula’ trasparente montata appositamente per la sua presentazione sulla Terrazza Caffarelli, là a due passi dal Marco Aurelio, nella culla del Campidoglio. Con un certo orgoglio, la Roma spiega come vi siano "cinquanta tv straniere collegate" per la ’prima’ di Josè Mourinho Roma. Ti guardi intorno e per presenza di circa 70 giornalisti, dal Giappone al Portogallo e sembra la conferenza stampa della finale di Champions League. Perché José, da due mesi a questa parte, è un ’trofeo’ esibito di continuo dai romanisti in ogni parte della città, sponda romanista ovviamente. "Mi sento in debito con i tifosi. L’accoglienza che ho ricevuto nelle ultime settimane è stata eccezionale. Prima che me lo chiediate voi, mi faccio la domanda da solo: perché sono qui?".

E’ il primo colpo di teatro, poi Mou riparte: "Siamo vicini allo statua di Marco Aurelio" e in perfetto José-style ha già studiato molto di Roma e dei suoi simboli, compreso l’imperatore-filosofo, al quale ruba una citazione: "Nulla viene dal nulla, come nulla ritorna nel nulla. E questo è molto simile a quello che io ho percepito parlando con i Friedkin". Spiega che l’astronave Mou è atterrata per restarci e costruire finalmente una cultura, oltre che una squadra, finalmente vincente. Ma ci vuole tempo: "La parola tempo nel calcio non esiste, qui invece esiste e questo è un passaggio fondamentale. La società non vuole il successo oggi e problemi domani, ma creare qualcosa di sostenibile nel futuro. C’è chi vince e non paga gli stipendi..". Tradotto, un programma a medio-lungo termine per costruire un progetto vincente senza spendere e spandere. Alla domanda se è venuto qui attratto dalla bellezza e l’eternità di Roma, la risposta è spiazzante ma motivata: "No, perchè non sono venuto per fare le vacanze. Sento la responsabilità del legame con la città, ma siamo qui per lavorare e quindi allenamento alle 16 ciao a tutti!".

Si alza e se ne va, come ha fatto polemicamente più di una volta nella sua carriera. Stavolta però è show, ride si siede e riattacca: "Se sento la pressione in una città piena di radio che parlano solo di Roma tutto il giorno? Io vi dico solo che ho cambiato numero di telefono già tre volte perché non so come riescono a scoprirlo sempre qui a Roma". Scherza ancora, l’umore è scintillante: "Io non sono simpatico quando lavoro, lo sapete, perché per me la squadra è tutto e la difendo a oltranza". E li carica a pallettoni, anche da lontano: "Il calcio italiano non è più quello del 2008? Mi pare che l’Italia sia in una finale europea... E noi siamo felici di avere due giocatori in quella finale. Per noi è un orgoglio che possano tornare a Trigoria da campioni d’Europa. Cristante è la prova del talento che c’è in azzurro, Mancini lo rispetta molto, lo utilizza e ho notato che nei momenti di difficoltà lo guarda e lo cerca. Spinazzola? ha un’incredibile positività, non lo avremo a lungo e sarà dura per lui e per noi, ma c’è Calafiori e ci dobbiamo lavorare. A proposito direttore, (si rivolge al Gm Pinto ndr) abbiamo bisogno di un terzino sinistro! Eppoi abbiamo Zaniolo, giocatore fantastico".

Mou s’è ormai scaldato e allora via con le frasi ad effetto: "Io non voglio sentir parlare di ’Roma di Mourinho’ ma di Roma dei romanisti". Sorride e riparte, stavolta con ironia tagliente su se stesso: "Io sarei una vittima di come la gente mi guarda? Al Manchester ho vinto 3 titoli e sono stato un disastro. Al Tottenham – prosegue Mou – non mi hanno fatto fare la finale, ma è strano come al mio disastro corrisponda il successo di qualcun altro... Io bollito? Scudetto con Chelsea, tre Coppe con lo United, una finale con il Tottenham. Ciò che per me è un disastro magari qualcuno non l’ha mai visto in una vita intera. Come mi vedo tra tre anni? A festeggiare...". ll colpo d’artiglio arriva sul finale, come si conviene: "Liedholm e Capello nella Roma non sono paragonabili a nessuno, così come nessuno può essere paragonato a me o a Herrera nell’Inter". Punto.