Giovedì 25 Aprile 2024

Marcell corre più veloce della leggenda

Mai un italiano era entrato in finale nei 100 metri ai Giochi: l’erede di Bolt ha addirittura vinto a 43,4 km all’ora, 9“80 è il record europeo

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dall’inviato Leo Turrini

Si scrive Jacobs, si legge Bolt. La storia siamo noi, nessuno si senta escluso. L’immaginazione è andata al potere in una notte che resterà mitica. Dovessi campare 1.000 anni, non potrò mai dimenticare l’abbraccio tra il nuovo re dei 100 metri e il nuovo re del salto in alto.

In quei cinque minuti pazzeschi, si è consumata, io credo, la più grande notte dello sport italiano. Grazie a Jacobs e a Tamberi.

Marcellino pane e vino è andato a prendersi il suo posto nella leggenda, strabiliando con una doppia prestazione che rimanda, davvero, alla grandezza del suo predecessore. Bolt, appunto.

Mai, lo sapete, in 125 anni di storia olimpica, un azzurro si era qualificato, ripeto qualificato, per la finale della gara più famosa. Adesso, con uno stupore che non accenna a diminuire, sono qui a ricordare a me stesso che Jacobs ha addirittura vinto. Ha l’oro al collo, è lui l’erede conclamato del più grande velocista di tutti tempi, il giamaicano del Triplete.

Nel breve volgere di 24 ore, Marcellino pane e vino ha migliorato per ben tre volte il record nazionale, impossessandosi anche del primato europeo. Dal 9”94 del sabato è sceso al 9”84 della semifinale, quando pure, classificandosi terzo, aveva teoricamente rischiato l’eliminazione (nella quale è meritatamente incappato un pallido Tortu, arenatosi nelle secche di un troppo modesto 10”16). Ma il tempo, superbo, gli garantiva il lasciapassare.

Esattamente in quell’istante, si è compreso che il miracolo era dietro l’angolo. Infatti l’azzurro, nella semifinale, aveva pagato pegno ad una partenza infelice. Si trattava, semplicemente (faccio per dire!) di aggiustare l’uscita dai blocchi. Dopo di che, non ce ne sarebbe stato per nessuno.

Sul serio. È stata una finale senza storia, con un protagonista unico e assoluto.

Io non lo so cosa sia passato per la mente di Marcellino pane e vino, mentre aspettava lo sparo dello starter. Forse avrà rivisto le incertezze e le difficoltà di una vita non sempre semplice. Forse si sarà detto che il suo destino stava cambiando e stava cambiando per sempre, perché ci sono imprese sportive che non sono soltanto sportive. Vincere i 100 metri alla Olimpiade consegna alla gloria.

La storia siamo noi, nessuno si senta escluso. Quei 9”80, nuovo record europeo, sono filati via in una tranquillità assoluta. È come se Jacobs sia andato da solo in pista. E anche in questo ha fatto venire in mente Usain Bolt.

Gli avversari, poveretti, hanno fatto da mesti spettatori. Del resto, il giovanotto che faceva l’ala destra quando giocava a pallone, il ragazzo che aveva cominciato con il salto in lungo, insomma, lui, Jacobs, ha toccato una velocità di punta pari a 43,4 chilometri orari, ha tenuto una media di 38,4 e l’americano Kerley ha solo potuto salvare l’onore a stelle e strisce ingobbendosi nell’argento quattro centesimi più in là’.

Si scrive Jacobs, si legge Bolt. Io non avrei mai creduto di vedere una cosa del genere in vita mia, non avrei mai immaginato di poterlo raccontare, non avrei mai sospettato di essere testimone di una cosa tanto grande.

Marcell Jacobs, italiano nato ad El Paso, è il campione olimpico dei 100 metri. Lo riscrivo perché fatico a crederci: Marcellino pane e vino è il campione olimpico dei 100 metri.

Si scrive Jacobs, si legge Bolt.