dall’inviato Giulio Mola
Era tutto apparecchiato per il sabato di festa al vecchio “Brianteo” di Monza: c’era persino il risotto in cottura per il post-partita, in quella che doveva essere una bella rimpatriata fra vecchi e nuovi cuori rossoneri ad una manciata di chilometri da Arcore. "Una gara da sogno" l’aveva definita l’ad dei biancorossi Adriano Galliani (concetto ribadito nel post partita), che però ha sofferto e sperato da solo in tribuna (dove fra gli altri erano sistemati Paolo Berlusconi e persino l’inventore di Milan Lab Meersseman) perché proprio il “patriarca” dell’epopea milanista (nonché attuale proprietario del Monza) è stato il grande assente nel derby del cuore vinto dai campioni d’Italia grazie ad un acuto di Messias. All’U Power Stadium hanno atteso Silvio Berlusconi fino all’ultimo, la sicurezza e perfino lo chef erano pronti e invece il Cavaliere ha visto il suo Monza in tv arrendersi dopo aver lottato come un leone al cospetto di un Milan guarito dai mali di stagione. Squadra solida e matura. Sprecona, certo, ma pure fortunata e comunque disposta a soffrire. Perché è finita 0-1 ma poteva chiudersi anche in pari o con una vittoria più larga degli ospiti.
Di applausi la terribile matricola di Raffaele Palladino ne prende tanti e tutti meritati, ma i tre punti pesantissimi se li intasca il Milan al termine di novantasei minuti durissimi e in bilico fino all’ultimo. Vincono soffrendo i campioni d’Italia, perché in certe sfide ci si deve necessariamente “sporcare” le mani, ma il terzo successo di fila in otto giorni (coppe europee incluse, e sempre per 1-0) è importantissimo perché consente agli uomini di Pioli di scavalcare per una notte Roma e Atalanta e continuare la rincorsa Champions.
Si ferma sul più bello il lanciatissimo Monza: dopo otto risultati utili consecutivi arriva il primo stop del 2023 (in campionato), ma il giocattolo di Berlusconi e Galliani funziona eccome. Il Monza tanto italiano ieri ci ha messo un po’ ad entrare in partita, ma quando il tecnico Palladino (cui il Milan resta indigesto, è l’unica squadra contro cui non ha conquistato punti) ha risistemato un po’ di cose (Ciurria a destra, Machin e Carboni in campo, l’evanescente Petagna fuori), è stata partita vera.
"Bene, bene - dice con un sorriso amaro Galliani a fine gara -. Ho sentito il presidente, era molto contento per la prova. Ci sono partite che puoi pareggiare all’ultimo secondo e invece colpisci doppio palo (il riferimento è ai legni colpiti da Ciurria nel finale). Ma comunque è un sogno per un ex bambino e tifoso del Monza come me, emozioni forti che si fa fatica a spiegare... Sì, sono molto orgoglioso del Monza". Anche perché da quando è arrivato Palladino il Monza ha fatto 28 punti e il Milan 30.
Se il Monza dopo un primo tempo un po’ arruffone si è guadagnato la scena nella ripresa, il Milan ha avuto invece il merito di studiare bene il match e narcotizzare l’avversario subito dopo il chirurgico sinistro di Messias, una delle tre novità nel mini turnover voluto da Pioli (dentro anche Tomori e Origi).
Quel che è mancato ai rossoneri è stato il colpo del ko: con un pizzico di cinismo in più si sarebbe evitata la mezz’ora finale di grande sofferenza. Leao nel primo tempo e soprattutto Theo Hernandez, Tonali e De Ketelaere (sì, proprio lui, sembra una maledizione, anche se il compagno di squadra Leao ha voluto incoraggiarlo sui social: "It’s coming", cioè "Sta arrivando") nella ripresa hanno mancato (ci sono anche i meriti di Di Gregorio e ... Pessina) il raddoppio. Però il malato è guarito, si è tolto le bende, ha restituito le stampelle e ha ricominciato a correre. Addirittura mantenendo inviolata la porta per la terza volta. "Partita più difficile nel secondo tempo ma abbiamo messo tanto carattere e ottenuto una vittoria importantissima – spiega Tatarusanu, attento e impeccabile anche ieri sera –. Tre partite senza gol? Ce l’ho davanti a me la difesa, è più compatta e si è visto in queste partite". Finalmente il vero MIlan, dunque. Ma anche un grande Monza che non deve smettere di sognare.