Mercoledì 24 Aprile 2024

L’Italia è un arcobaleno che finisce nell’oro

Grande prova di squadra e primo successo nella Nations League, che porta un milione di dollari nelle casse della Federazione

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ITALIA

3

BRASILE

0

(25-23, 25-22, 25-22)

ITALIA: Chirichella 9, Orro, Pietrini 8, Danesi 9, Egonu 21, Bosetti 11, De Gennaro (L). Lubian, Malinov 1, Fersino (L). N.e: Sylla, Nwakalor, Gennari, Bonifacio, All. Mazzanti.

BRASILE: Macris 2, Gabi 11, Carol 8, Kisy 14, Julia 3, Kudiess 1, Costa (L). Geraldo 1, Roberta, Rosamaria, Ana Cristina 6, Daroit 1, Natalia, Lorena 1. All. Zé Roberto.

Arbitri: Nurper (Tur) e Noemi (Arg).

Note: durata set 28’, 26’, 26’ tot. 1h20’. Italia: 0 a, 3 bs, 8 m, 19 e. Turchia: 3 a, 3 bs, 4 m, 16 e.

di Doriano Rabotti

Certo, Paola Egonu è la regina della galassia con un pallone da pallavolo in mano. Certo, sono state le sue randellate a mettere in ginocchio anche il Brasile, come avevano addomesticato tutte le altre squadre prima, nella corsa verso la prima vittoria dell’Italia in Nations League femminile. Vittoria che vale tantissimo, quella di ieri ad Ankara, per i soldi e per lo show: un milione di dollari che entrano nelle casse della Fipav e tanti punti utili nel ranking per la corsa verso Parigi 2024, per le ragazze con l’arcobaleno sulla maglia.

Eppure sarebbe dannatamente sbagliato ridurre questa vittoria alle prodezze di una giocatrice sola, anche della più forte del mondo come sicuramente oggi Paola Egonu è, se è vero che durante un timeout l’allenatore del Brasile, Zè Roberto, l’ha detto alle sue atlete: "Lei non è come tutte le altre".

E insomma è vero ed è anche normale, che la scena se la prenda il cantante della band. Ma la vittoria di ieri è esattamente il contrario di un one-woman-show, perché senza tutte le altre cose che hanno funzionato, nemmeno la Egonu avrebbe potuto fare la differenza. Senza una regia che non ha minimamente sofferto ogni volta che la Malinov ha sostituito la Orro. Senza una coppia di schiacciatrici che si sono permesse di far partire in panchina la Sylla, per la crescita della Pietrini da una parte e il ritorno di un gioiello sfortunato come Caterina Bosetti, senza i muri di Danesi e di una Chirichella rimessa al centro del villaggio, senza le difese incredibili della De Gennaro, le azzurre non avrebbero bastonato tutte le concorrenti. Lanciando un segnale ben preciso verso il mondiale olandese-polacco che si terrà tra pochi mesi.

Ecco, la difesa nel volley è la vera cartina di tornasole. Perché negli occhi restano le bordate di chi schiaccia, ma le cifre dicono che di solito vince chi difende meglio. Soprattutto, la difesa è un meccanismo spietato nel fotografare l’unità del gruppo.

E allora arriviamo al vero motore di questo successo, ovvero l’allenatore Davide Mazzanti. Un anno fa dopo il fallimento olimpico fecero scalpore (e furono ampiamente fraintese, come capita oggi a chi parla senza urlare) le sue parole sull’eccesso di social delle sue giocatrici.

Siamo abbastanza sicuri che Egonu e compagne non abbiano smesso di far scorrere il dito su smartphone e tablet, nel frattempo. Ma sul piano morale questa è una squadra che pure essendo in larga parte la stessa che mancò il podio a Tokyo, non sembra neanche lontana parente di quella.

E a partire dall’autocritica sugli errori che anche lui aveva fatto, siamo sicuri che dietro questo successo la firma che comprende gli autografi di tutte le campionesse sia quella del tecnico. Che infatti ha dedicato la vittoria a tutto il suo staff.