Giovedì 25 Aprile 2024

LeBron nella storia, verso l’infinito e oltre

Ha battuto il record di punti nella Nba di Jabbar, che resisteva dal 1984: "Voglio giocare altri due anni e farlo con mio figlio"

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di Alessandro Gallo

Il più grande marcatore di tutti i tempi. Se sia anche il più grande giocatore di sempre sarà oggetto di dibattito. Intanto LeBron James, 38 anni, è diventato il miglior realizzatore della Nba (38.390 punti), battendo un record che pareva insuperabile. Un primato che resisteva dall’aprile 1984, quando Kareem Abdul Jabbar – nato come Lew Alcindor, prima della conversione all’Islam – diventa il numero uno di tutti i tempi. Fino a ieri.

Nell’aprile 1984 LeBron non è ancora venuto alla luce, ma è già stato concepito, perché nasce il 30 dicembre di quell’anno. Quasi un effetto voluto, come se la Nba, sempre attenta allo spettacolo e alla propria storia, stesse immaginando e progettando il proprio futuro.

C’è un altro aspetto, di questo record, che appare ammantato di magia. Perché se Jabbar è il capitano dei Lakers dello Show Time, LeBron è il leader del gruppo gialloviola al quale regala l’ultimo titolo (2020) nella stagione più dura da digerire e da affrontare. Non solo per l’epidemia Covid, ma anche per la tragica scomparsa di Kobe Bryant (quarto nella classifica dei marcatori Nba), uno che aveva Los Angeles e i Lakers nel cuore.

Che LeBron potesse essere destinato a raccogliere un’eredità così importante e pesante, in fondo, si è sempre saputo. Prima ancora della Nba, prima ancora dei titoli conquistati con i Miami Heat, poi con i Cleveland Cavaliers e poi con i Lakers.

James, che adesso tutti chiamano il re (King James) è da sempre il prescelto, ‘The Chosen One’. E solo uno con un soprannome del genere poteva mettere insieme, nella Nba, qualcosa come 38.390 punti, tre in più del vecchio primato, 38.387 di Jabbar.

Il gioco che porta allo storico sorpasso si materializza nel terzo quarto della sfida tra i Thunder di Oklahoma City e i Lakers. I californiani vengono battuti 133-130, ma la partita – tutti gli spettatori in fondo sono lì per quello – è destinata a passare direttamente dalla cronaca spicciola alla storia.

E che la Nba faccia le cose per bene, lo si capisce scorrendo l’elenco degli spettatori. Già, perché dall’altra parte dell’oceano dove il basket è una religione, sono pronti a tutto. E hanno invitato quello che sarebbe diventato il deposto re dei marcatori. C’è anche lui, Kareem, senza più quegli occhialoni che negli anni Settanta e Ottanta diventarono un marchio di fabbrica come il suo ‘gancio-cielo’.

LeBron segna, alza le braccia al cielo. Il pubblico della Crypto.com Arena gli tributa un’ovazione mentre Kareem lascia il suo posto, a bordo campo, per congratularsi con l’erede. Per consegnargli un pallone che, da oggi, sarà davvero speciale.

Prima della sconfitta, le parole del Re. "Essere in presenza di una leggenda come Kareem significa molto per me". Ma King James va oltre, lasciando intendere che nonostante l’età e un primato che resisterà per almeno altri quarant’anni, non ha nessuna intenzione di smettere di divertirsi con il pallone.

Ha in testa alcuni obiettivi. Riportare i Lakers ai playoff e magari vincere un quinto titolo. Ma il sogno di James è giocare con LeBron Junior, ’Bronny’, il primogenito, classe 2004, che potrebbe entrare nella Nba solo nella prossima stagione.

"So di poter giocare ancora un paio d’anni", ripete, quasi una promessa. Mentre in un lungo post proprio Jabbar celebra il suo erede. "LeBron mi fa ancora amare il mio gioco e mi rende orgoglioso di far parte di un gruppo di atleti, sempre crescenti, che si occupano della loro comunità". Parla anche dello scarso feeling con James. "E’ colpa mia – ammette Jabbar –. Mi sono staccato da tempo e ho visto che lui aveva un punto di riferimento in Kobe. Poi sono pigro e, alla mia età, preferisco stare in casa a giocare con i nipoti".

Ma LeBron ha un’altra missione. Superare, nell’immaginario collettivo, la figura di Micheal Jeffrey Jordan. In fondo, i dibattiti su chi sia il più grande di sempre – Bill Russell, Wilt Chamberlain, Julius Erving, Kareem Abdul Jabbar, Magic Johnson e Larry Bird – sono il sale dello sport. E la Nba, almeno per un giorno, cambia il proprio logo, celebrando il Re: King James.