Giovedì 25 Aprile 2024

Le lacrime di Matteo, subito trionfo al rientro

Berrettini rivince l’Atp 250 di Stoccarda dopo il lungo stop, battuto in finale un indomito Murray. Sull’erba il romano è un vero dominatore

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di Paolo Grilli

Se Andy Murray è un vero highlander, Matteo Berrettini non è da meno. Vincere un torneo Atp al rientro da un lungo stop, 84 giorni senza partite per la precisione, certifica a un tempo classe e scorza da campioni.

A Stoccarda, il colosso azzurro ha subito ritrovato tutto quello che poteva perdersi per colpa di quel problema al tendine del mignolo che l’aveva costretto a operarsi e a mettere in ghiacciaia ogni sogno. E in finale è stato grandioso, ieri, vedere riemergere la sua grinta gladiatoria di fronte a un altro gigante, quello scozzese che – non si sa con quali risorse interiori – continua a navigare ad alto livello nonostante la protesi all’anca.

Ha dovuto faticare tre set, il romano, per conquistare un trofeo che ricaccia lontano vecchi incubi. Che Matteo debba fare i conti con un fisico possente ma pure fragile è ormai assodato: tutti ricordano l’infortunio agli addominali agli Australian Open 2021, come pure le sua lacrime per il riacutizzarsi dello stesso alle Finals di Torino; ma è pure certificata la sua enorme capacità di non farsi scivolare via l’indole vincente una volta tornato in campo.

E’ finita 6-4 5-7 6-3 per il nostro in due ore e quaranta di gioco, sotto un sole poco teutonico che ha provocato il malore prima di uno spettatore, poi di una raccattapalle. Matteo è parso sempre padrone della situazione, forte di un servizio impressionante, che gli ha fruttato 19 ace e gli ha garantito il 77% dei punti sulla prima e il 56% sulla seconda. Ma è stata la sua lucidità tecnica a impressionare, con soluzioni sempre azzeccate per aprirsi il campo con il drop o il rovescio in slice e liberare il suo dritto spesso risolutivo.

L’unico passaggio a vuoto è stato sul finire del secondo set, quando sembrava ormai pronto per giocarsi il tie-break ed è invece incappato in un gioco storto finendo per cedere il parziale allo scozzese. Ma poi quest’ultimo, nella partita decisiva, ha accusato dolori fortissimi agli addominali – più che probabile il loro legame con un assetto posturale scorretto assunto per ’proteggere’ l’anca sinistra – e Berrettini ha avuto buon gioco in scambi che l’avversario ha cercato sempre di accorciare.

"È incredibile, l’ultima cosa che avrei pensato, venendo qui, era di vincere. Tornare così dopo la prima operazione della mia vita... Tre anni fa qui riuscìi a vivere una delle migliori settimane della mia vita sportiva, qui ho giocato sempre meglio partita dopo partita", ha detto Berrettini alzando il trofeo di Stoccarda per la seconda volta dopo il 2019. Su questi campi, di fatto, è imbattuto. Si è anche lasciato scappare qualche lacrima dopo l’ultimo punto.

La vittoria di ieri gli vale il sesto titolo Atp in carriera su nove finali giocate, ed è il quarto italiano di sempre ad averne conquistati tanti dopo Panatta (10 in totale), Fognini (9) e Barazzutti (6). E’ poi il terzo sull’erba, che contando anche la finale di Wimbledon dell’anno scorso non può che essere definita ora la sua superficie preferita. Matteo è infatti al terzo titolo ’verde’. Sull’erba, il romano ha vinto 27 partite su 33 in carriera: siamo addirittura nell’Olimpo statistico di un Borg. Negli ultimi due anni siamo a 25 vittorie e una sola sconfitta.

Un applauso enorme non può che andare anche a Murray. L’ex numero 1 dopo la sfida nemmeno ha nominato i terribili guai all’anca patiti negli ultimi anni e i dolori che di fatto l’hanno fatto uscire dal match ieri. Solo ringraziamenti per il suo staff e il pubblico. Andy, 35 anni, era a caccia del 44esimo titolo in carriera, e del nono sull’erba.

"Congratulazioni a Murray, è un combattente incredibile – ha detto Matteo –. Mostra sempre questo spirito in campo: da ragazzo lo guardavo e mi sembra impossibile essere qua davanti a lui. Ha fatto tantissimo per il nostro sport".