Mercoledì 24 Aprile 2024

La resa del Catania, addio a 76 anni di storia

Da Massimino a Simeone, da Maxi Lopez al Papu Gomez: tanti anni di serie A, l’Europa sfiorata. E ora un doloroso fallimento

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di Paolo Franci

’U’ Liotru’, l’elefante, stavolta ha piegato le ginocchia per non rialzarsi più. ’U’ Liotru’ è il simbolo di Catania, un talismano. E’ la statua in pietra lavica che sovrasta la fontana di Piazza del Duomo, eretta nel centro della città per proteggerla dall’eruzione dell’Etna. Non è riuscito però. ’U’ Liotru’ a proteggere il Calcio Catania che, da ieri, non esiste più. Cancellato dal mondo del pallone dopo una spirale di sofferenza e un’agonia che sembrava non finire più. Avrebbe dovuto giocare, il Catania - oggi alle 14,30 - in casa contro il Latina. Una partita che non vedremo mai, perchè finisce un’avventura nel pallone lunga 76 anni con l’epilogo peggiore stretto in una sola parola: fallimento.

In realtà il Calcio Catania era già fallito lo scorso dicembre, ma il tribunale fallimentare, nel tentativo di concedere un’ultima bombola d’ossigeno a un simbolo della città, aveva nominato dei curatori fallimentari con la speranza di riuscire a trovare un acquirente almeno per il ramo sportivo. Con l’obiettivo di non far sparire la società che appena qualche anno fa giocava in Serie A e aveva anche accarezzato il sogno europeo. Non c’è stato nulla da fare e ieri lo stesso tribunale ha disposto "la cessazione dell’esercizio provvisorio del ramo caratteristico di azienda calcistica".

Il colpo del ko è arrivato da chi, invece ci aveva provato ad alimentare la speranza e cioè l’imprenditore Benedetto Mancini che, dopo due aste andate deserte, al terzo tentativo si era aggiudicato il titolo sportivo versando però solo un anticipo del mezzo milione necessario per rilevare il club. Da lì in poi e nonostante le sollecitazioni dei curatori, Mancini non ha mai onorato l’impegno di versare il saldo definitivo. E da qui si è giunti alla decadenza per inadempimento del compratore.

La scadenza per il fallimento in realtà era fissata al 19 aprile ma, senza acquirenti all’orizzonte, le toghe civili hanno chiuso la partita. E così, uno dei simboli del pallone italiano che ha alimentato storia e leggenda - come dimenticare quel "Clamoroso al Cibali!" urlato da Sandro Ciotti nel 1961 quando il Catania ospitò e battè l’Inter? Una sconfitta che costò ai nerazzurri lo scudetto - evapora tra i miasmi di una crisi infinita.

Il Catania è rimbalzato tra impennate e cadute fragorose, come la retrocessione in Eccellenza del 1993 per inadempimenti finanziari del club dell’allora proprietario Angelo Massimino. Dieci anni dopo, un altro caso Catania, con Riccardo Gaucci presidente, sconfina dalle aule sportive fino al Consiglio di Stato, mentre il club viene prima retrocesso in C1 e poi ripescato in B. Da quel caos nascerà una prima riforma della giustizia sportiva. Sul campo, con Antonino Pulvirenti presidente dal 2006, arrivano i ruggenti anni Duemila. Nel 2008-2009 è record di punti in serie A con Walter Zenga e poi, sotto Sinisa Mihajlovic l’anno successivo, chiuderà a 45 punti battendo la Juventus a Torino e l’Inter del Triplete per 3-1. Sulla panchina sfilano griffe prestigiose: da Diego Simeone a Vincenzo Montella. E, poi, Rolando Maran che chiude all’ottavo posto con il nuovo record dei 56 punti grazie alle magie di Lodi, Mascara e della nutrita colonia argentina: Spolli, Izco, Barrientos, Bergessio e il Papu Gomez. I problemi sono però dietro l’angolo.

Il Catania scivola prima scendendo in B e poi sullo scandalo più vergognoso: il 23 giugno Pulvirenti e l’ad Cosentino finiscono in manette. E’ lo scandalo de ’I treni del gol’, cinque partite comprate dal Catania per evitare la retrocessione in C, sarà alla fine la confessione di Pulvirenti - arrestato insieme ad alcuni dirigenti del club e altre persone - che, intercettato dagli inquirenti, diceva durante una telefonata: "Ormai l’ho inquadrato il campionato di serie B ... l’anno prossimo arrivo primo".