Mercoledì 24 Aprile 2024

L’Italia pronta alla festa mondiale La Francia combatte l’ombra doping

Gli azzurri di Cassani hanno raggiunto il ritiro. Indagini sul Tour, i dirigenti dell’Arkea: "Noi estranei ai fatti"

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di Angelo Costa

Chi in treno come Bettiol, chi in auto come Nibali, ieri sera tutti gli azzurri hanno raggiunto Imola, dove domenica si corre il Mondiale di ciclismo. Trascorreranno la vigilia nel ritiro di Riolo Terme, in un hotel trasformato in ‘bolla’ per l’emergenza Covid: lo staff sanitario ha disposto regole ferree che tutti dovranno rispettare, dal ct Cassani che limiterà le apparizioni pubbliche, fino al resto del personale. Misure rigorose estese anche ai giornalisti, che non potranno incontrare i corridori in albergo né davanti ai mezzi dove sono alloggiate le bici. Da questa clausura, i dieci convocati da Cassani usciranno oggi per un allenamento collettivo sul percorso: insieme affronteranno le due salite di quasi tre chilometri ciascuna, Mezzolano e Gallisterna, che ripetute nove volte faranno sfiorare alla corsa un dislivello di quasi cinquemila metri. Poi, dopo la riunione di gruppo, il ct renderà noti i nomi degli otto titolari: a meno di sorprese, accanto a Vincenzo Nibali e Damiano Caruso, che avranno il ruolo di punte, correranno Bettiol, Ulissi, Visconti, Masnada, Brambilla e il giovane Bagioli, con altri due emergenti come Conci e Fabbro destinati a fare le riserve.

Intanto la corsa iridata perde un altro nome eccellente: Peter Sagan, unico nella storia a vincere tre mondiali in fila, non si presenterà a Imola. Stessa scelta del talento olandese Van der Poel, stessa motivazione: il percorso è troppo duro. Identica anche la sensazione che lascia questa decisione: non prendere nemmeno il via è un errore. Ma per rivedere in Italia il Peter Pan slovacco non bisognerà attendere tanto: sabato 3 ottobre Sagan sarà puntualmente al via del suo primo Giro. Vedremo anche il colombiano Lopez, all’ultima corsa con l’Astana che non gli rinnoverà il contratto.

Mentre l’Italia si prepara a vivere le sue giornate arcobaleno, in Francia il Tour non è ancora finito: dopo il trionfo di Pogacar, che per il mondiale ha scelto Cesenatico come ritiro, la Grande Boucle vive lo spiacevole strascico dell’inchiesta doping che coinvolge i fratelli Quintana, Nairo e Dayer. Due persone del loro entourage, un medico e un massaggiatore, sono in stato di fermo, disposto dalla procura di Marsiglia: a quanto dichiarato dal magistrato, Dominique Laurens, si indaga su alcuni medicinali trovati negli effetti personali degli atleti nel corso di una perquisizione effettuata a Meribel alla fine del tappone alpino e soprattutto su un metodo che può esser qualificato come doping. Sulla vicenda i dirigenti dell’Arkea, squadra che da quest’anno ha nelle proprie fila il vincitore di Giro e Vuelta, si chiamano fuori, parlando di ‘numero limitato di corridori e di personale non stipendiato dal team’ e minacciando il licenziamento dei tesserati coinvolti se emergesse una loro responsabilità. ‘Squadra, dirigenti e staff non sono minimamente chiamati in causa e di conseguenza non sono informati dell’inchiesta’, le parole del gm Hubert: resta da chiarire, però, come mai il team si sia fidato di personale ‘esterno’.