Giovedì 25 Aprile 2024

L’ Inter invece ha 700 milioni di buoni motivi

Rispetto a un anno fa il valore della rosa nerazzurra si è abbassato, serve un attivo sul prossimo mercato

Migration

di Mattia Todisco

Il prossimo 6 giugno saranno sei anni di era Suning. Dal 2016 in poi, l’anno in cui da Nanchino partì la scalata all’Inter, squadra e società sono completamente cambiate. A parlare sono soprattutto i numeri. I dati del portale Transfermarkt dicono che la rosa del 20162017 valeva 328,30 milioni di euro, il calciatore più importante era Icardi a quota 50. Oggi l’Inter ha un fatturato molto più strutturato, nonostante i guai derivanti dalla pandemia ed è matematicamente nel tabellone principale della Champions League (allora non lo era).

Se non riuscirà a conquistare lo scudetto dovrà ripartire da un sorteggio complicato in terza fascia, dopo essere passata un anno fa dalla prima per effetto del tricolore. Il campionato vinto ha fatto schizzare i cartellini, ma il Covid e i dettami del governo cinese hanno agito da forza contraria. Sempre Transfermarkt dava alla rosa interista 202021 un valore di 663,90 milioni, con la "LuLa" (Lukaku-Lautaro) a fare la parte del leone: 100 milioni il belga, 80 l’argentino. Partiti Eriksen, Hakimi e lo stesso Lukaku, oggi i nerazzurri ne valgono 528,90. Una forchetta da oltre 130 che ha fatto la differenza. Se l’Inter batterà la Sampdoria domani saranno comunque 7 i punti in meno rispetto ai 91 di un anno fa. Il mercato estivo che verrà non sarà differente da quello del 2021. Serve un forte attivo e un taglio agli ingaggi.

Ieri il Wall Street Journal ha dato notizia di una direttiva del governo cinese secondo cui è vietato ai funzionari di rango ministeriale (quindi non a tutti i parlamentari dell’assemblea di cui Zhang Jindong fa parte) possedere proprietà o partecipazioni in entità estere. L’input risalirebbe a qualche mese fa, non riguarda solo il calcio, ma ne ingloba la sfera. Il disimpegno di Pechino dal mondo del pallone non è comunque una novità. Il Jiangsu Suning, che con l’Inter condivideva la proprietà, è finito gambe all’aria appena c’è stata l’inversione di marcia. La grande differenza con i milanesi è che non era un brand così appetibile. Eventuali investitori dovranno però fare i conti con un debito che sfiora i 700 milioni di euro, un quadro finanziario sui crediti-debiti dalla Cina che lo scorso anno scoraggiò Bc Partners a spingersi oltre una certa quota per l’offerta complessiva e una situazione all’interno della Lega Serie A definita dai vertici del fondo Pif (letteralmente) "un casino", prima di virare sul Newcastle in Premier League.