Venerdì 26 Aprile 2024

L’anno nero della Juve: un errore tira l’altro

Dal caso Suarez alla Superlega, una stagione da incubo per la corazzata. E con i conti da risistemare, un’altra rivoluzione è obbligata

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di Paolo Grilli

C’è una crepa in ogni cosa ed è da lì che entra la luce, diceva saggiamente il grande Leonard Cohen. Il problema semmai è quando le falle sono ben più d’una, e sembrano enormi squarci, come alla Juve: quella luce rischia di trafiggerti.

Fuor di metafora, pare davvero incredibile come in una sola stagione una simile serie di errori possa aver zavorrato una corazzata abituata solo a vincere, per lo meno tra i nostri confini. Mai visti così fragili, i bianconeri, sbandando tra scelte tecniche fuori bersaglio e tensioni nate anche lontano dal campo: non senza il contributo nefasto della sfortuna, sotto forma di Covid e infortuni (vedi Dybala).

Che stesse profilandosi una stagione storta era prevedibile forse già dal caso Suarez, campione poi nemmeno acquistato eppure capace, col suo esame "farsa" all’Università per Stranieri di Perugia, di inguaiare la Juve. L’avviso di fine indagini è stato notificato all’avvocato del club, Maria Turco, accusata di essere stata "concorrente morale e accusatrice" mentre il procedimento è al momento sospeso per il ds Fabio Paratici e per l’altro legale, Luigi Chiappero, indagati per aver reso false dichiarazioni al pm.

Sarebbe bastato, per l’annus horribilis della Signora, anche fermarsi all’allarme per il bilancio dell’ottobre scorso, quando la pandemia non stava ancora ridecollando e il campionato era iniziato da poco: la paura faceva 90, come i milioni di rosso che non erano proprio un bel lasciapassare verso nuove imprese. Il virus ha picchiato duro ulteriormente anche sui conti e nella semestrale successiva il passivo è stato di 113,7 milioni, a fronte di ricavi crollati da 322,3 a 258,3.

Il campo poi non ha controbilanciato affatto le sofferenze contabili, anzi. La scommessa su Pirlo non ha portato i frutti sperati, al punto che ora alla Signora non resta che sperare nella Coppa Italia, dopo il brodino caldo della Supercoppa italiana, mentre Champions e il campionato sono finiti nel cassetto dei rimpianti.

Oggi la Juve si ritrova a dover centrare la qualificazione alla prossima Coppa dalle grandi orecchie, e alzi la mano chi poteva pensare che l’obiettivo potesse diventare questo quando la serie A ha preso il via e il decimo titolo di fila pareva totalmente nelle corde di CR7 e compagni.

Già, proprio Ronaldo è croce e delizia di questa Juve. Incontestabili i suoi numeri: le 25 reti in 28 gare di campionato sono uno score da fuoriclasse, e anche il fatto che Pirlo non abbia mai vinto in A senza di lui dice molto. Ma contano tantissimo anche gli 82 milioni, tra ingaggio lordo e ammortamento, che rappresentano il costo annuo del portoghese per la Juve: con la netta sensazione che poi il rendimento del resto della squadra non riesca a innalzarsi per merito suo.

Quanto al resto del presunto super team, è evidente che nell’ultima campagna acquisiti l’unico innesto che abbia reso secondo le aspettative sia stato Chiesa. Non è stato così per Arthur, (costato 72 milioni), Kulusevski (44), mentre McKennie e Morata hanno brillato solo a intermittenza. La partenza di Pjanic, poi, ha esasperato i già esistenti problemi in fase realizzativa della mediana. Solo 12 gol in tutte le competizioni portano la firma dei centrocampisti centrali in questa stagione, circa uno su sette.

Le sventure bianconere, come detto, hanno però trovato terreno fertile pure fuori da quello di gioco. Difficile quantificare il costo in termini di immagine per la vicenda della Superlega nata e subito evaporata. Certamente non sarà facile per l’attuale management, in Italia come in Europa, togliersi di dosso l’etichetta di chi ha osato progettare il super torneo senza interpellare o anche solo interpretare chi sostiene con la sua passione tutta l’impalcatura del calcio, i tifosi. Con la differenza, poi, che il ruolo di (ex) presidente dell’Eca di Agnelli ha impedito – come accaduto invece per le altre big obbligate al dietrofront – di manifestare un pentimento sicuramente funzionale a un ritorno nei ranghi. Quel che sarà della Juve è difficile dirlo dopo questi scivoloni. Ora l’impresa è tornare ad essere, almeno in parte, quella di prima.