Giovedì 25 Aprile 2024

"Juve, serve tempo. Ma CR7 non si discute"

L’analisi di Costacurta sulla Champions: "City e Bayern davanti a tutti. In Europa League il Milan può andare lontano, se impara da Spezia"

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di Gianmarco Marchini

Costacurta, si sarebbe aspettato una battuta d’arresto così netta del Milan a Spezia?

"Sinceramente no. Uno può perdere, ma non in quella maniera. Le altre cadute erano state diverse: aveva giocato bene con la Juve, si era arreso a un’Atalanta in giornata straordinaria. Ma al Picco è stato un ko pesante, senza tiri in porta. E quel che fa preoccupare è che finora con le cosiddette piccole aveva sempre vinto agevolmente".

Pioli ha sempre maneggiato con prudenza la parola "scudetto". Forse Ibrahimovic ha spinto troppo sull’acceleratore degli obiettivi?

"Sono due facce della stessa medaglia. Credono allo scudetto entrambi, ma senza pensare che sia l’obiettivo principale, senza ossessione. Però devono parlare a un target vasto di persone, quindi usano toni diversi ed è ovvio che il tecnico debba esprimersi in modo più pacato. Zlatan, invece, fa il suo dovere di leader: sa che nello spogliatoio ci sono giovani che hanno bisogno della spinta di una motivazione così forte".

Ora c’è l’Europa League con la Stella Rossa, poi il derby: il Milan farebbe bene a concentrarsi su un solo obiettivo?

"Non è arrivato ancora il momento di fare calcoli. La società ha messo a disposizione di Pioli una rosa ampia per affrontare entrambi gli impegni. Chiaro che Spezia è un allarme: quattro sconfitte nel 2021 non sono un caso. I punti sono diventati pesanti, si parla di scudetto: quella che prima poteva essere una gara semplice, ora non lo è più".

E sullo sfondo il rinnovo di Donnarumma ad agitare ambiente e tifosi. Ma un portiere vale 10 milioni l’anno?

"L’anno scorso il club aveva bisogno di vendere per migliorarsi in altri reparti, quindi dicevo sì a una cessione di Gigio se avesse portato tre campioni. Poi, però, molti rossoneri hanno avuto un’esplosione di cui io sono il primo a essere sorpreso. Quindi si è ribaltato tutto: prima aveva bisogno di vendere per migliorarsi, ora deve tenere i più bravi. E se togli Donnarumma, questa squadra non è più da scudetto".

Dal Milan alla Juventus: è stupito dalla caduta di Napoli?

"No, perché vedevo i numeri: il Napoli di Gattuso tira in porta più di tutti, riceve meno tiri, ha un’ottimo possesso palla. I risultati non dicevano il vero sugli azzurri. Certo, però, se guardo solo alla Juventus, non mi spiego alcune prestazioni".

Per esempio?

"Sono sempre stato un ammiratore di Bernardeschi, però ormai le sue prove negative cominciano a diventare troppe. Così come ho visto male Morata e Rabiot che ha fatto rimpiangere non poco Arthur".

Pirlo insegue l’idea di un calcio bello e corale: la presenza di un solista come Ronaldo può paradossalmente trasformarsi in un limite?

"Cristiano non può essere mai un limite. E’ un giocatore fondamentale che alza tanto l’autostima di tutto il gruppo. Poi i bianconeri non giocano per Ronaldo, ma con Ronaldo: lui è bravissimo a trovarsi al posto giusto, ha una capacità di liberarsi dell’uomo come nessuno al mondo. Certo, ogni tanto rallenta il gioco con i suoi trucchetti e chiaramente non è più quello di Madrid".

Mercoledì riparte la Champions, ma quale Juventus troveremo all’appuntamento: quella capace di battere il Barcellona e l’Inter in Coppa? O quella di Napoli?

"Credo che Pirlo stia provando tante cose ed è chiaro che in Europa le motivazioni sono estreme, la tensione è diversa, gli avversari ti sfidano vis-à-vis. La Juve ha superato il Barcellona nel momento peggiore dei catalani, ma non è quella la vera Juve. E’ un’ottima squadra che deve trovare un certo tipo di costanza: non ha ancora raggiunto il livello a cui può ambire. Andrea, per quanto possa essere bravo, non può stravolgere il mondo in 6 mesi. I bianconeri non sono ancora al pari di City e Bayern, le più forti d’Europa: non a caso sono club che hanno lo stesso progetto da 3-4 anni".

Progetti lunghi sono anche Lazio e Atalanta che agli ottavi faranno un bel tagliando contro Bayern e Real.

"Non c’è una squadra in Europa che possa dar fastidio ai tedeschi come la Lazio, con le ripartenze sensazionali e un Immobile incredibile nello spazio. Gasperini incontra il peggiore Real degli ultimi anni. E’ vero, l’Atalanta quest’anno vive di alti e bassi, ma quando c’è da vincere, vince: se fossi Zidane sarei molto preoccupato".

Anche Conte lavora con l’Inter da più tempo rispetto a Pirlo e Pioli: eppure parla ancora di "gap" da colmare con la Juve. Ma senza le coppe, può davvero nascondersi?

"No, non può. Per me l’Inter è la favorita proprio perché è uscita dalle coppe. Altrimenti non avrebbe avuto la rosa per gestire entrambe le competizioni".