Mercoledì 24 Aprile 2024

Juve choc, lasciano Agnelli e tutto il cda

Il presidente si dimette: "Quando manca la compattezza meglio far spazio ad altri". Inchiesta e Consob all’origine della scelta

Colpo di scena alla Juventus. L‘intero consiglio di amministrazione, a partire dal presidente Andrea Agnelli, si è dimesso ieri sera. Una decisione clamorosa maturata al termine di una lunga riunione del cda straordinario convocato nel pomeriggio alla Continassa. Nella documentazione esaminata dal consiglio "i nuovi pareri legali e contabili degli esperti indipendenti incaricati ai fini della valutazione delle criticità evidenziate da Consob sui bilanci della società al 30 giugno 2021"; ieri il consiglio bianconero ha "nuovamente esaminato le contestazioni della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino, le carenze e criticità rilevate dalla Consob e i rilievi sollevati dalla società di revisione Deloitte&Touche".

Finisce così l‘era di Agnelli, 12 anni alla guida della società, con nove scudetti consecutivi, altri trofei, due finali di Champions, un colpo clamoroso come l‘ingaggio di Cristiano Ronaldo. Proprio questo è stato verosimilmente il punto di non ritorno del club: la scelta di rompere con Marotta e di affidarsi a Paratici e con lui arrivare a CR7, in investimento monstre che al primo anno aveva dato i suoi frutti ma poi, con la contrazione dei ricavi legata al covid, si è rivelato una vera e propria tenaglia per i conto bianconeri. E anche per la squadra, costretta a scelte tecniche basate suio parametri zero per non investire più. Di qui la parabola discendente con l‘inchiesta sui bilanci, nel mirino dei magistrati, le ‘manovre stipendì e le plusvalenze e le critiche della Consob. Un periodo tormentato, con i conti pesantemente in rosso, -253 milioni quest‘anno dopo la perdita di 209 dell‘esercizio precedente, e molto amaro anche sul campo con la squadra eliminata dalla Champions League già nella fase a gironi e lontanissima dalla capolista Napoli in campionato. E i mugugni del tifosi, critici verso la dirigenza soprattutto per la scelta di riaffidare la squadra al tecnico Allegri, Passaggi, quelli giudiziari, con le perquisizioni della Guardia di Finanza, e di Borsa, che hanno fatto rinviare per due volte l‘assemblea degli azionisti, slittata prima da fine ottobre al 23 novembre e poi al 27 dicembre. Un campanello d‘allarme che qualcosa di insolito stava succedendo. La dirigenza, che aveva già presentato le sue contro-deduzioni all‘organo di vigilanza della Borsa, si è convinta a rivolgersi ad altri esperti. Ed è proprio dalle accuse della Procura di Torino e dalle osservazioni della Consob che è partita la lunga riflessione che ha portato il cda bianconero a presentare le dimissioni chiedendo al solo amministratore delegato Maurizio Arrivabene di restare nel suo ruolo nella fase-ponte fino al 18 gennaio 2023, quando è stata convocata l‘assemblea degli azionisti che dovrà approvare il nuovo cda.

Ma nel club bianconero, sempre considerato un blocco granitico, è venuta meno la compattezza dice a chiare lettere lo stesso Agnelli nella lettera aperta diffusa questa sera nel pieno del ciclone: "Quando la squadra non è compatta si presta il fianco agli avversari e questo può essere fatale. In quel momento - ha scritto il presidente bianconero - bisogna avere la lucidità e contenere i danni: stiamo affrontando un momento delicato societariamente e la compattezza è venuta meno. Meglio lasciare tutti insieme dando la possibilità ad una nuova formazione di ribaltare quella partita".

Si apre quindi una nuova era nella storia della Juventus. Se nel passaparola dei tifosi prendono quota i nomi di Del Piero e Chiellini, mentre crescono le voci su un ruolo per Alessandro Nasi, il primo passo è la nomina di Maurizio Scanavino direttore generale, un incarico che gli ha conferito il cda dimissionario "al fine di rafforzare il management della società".