di Mattia Todisco Per l’impresa bisogna ripassare. Non è Anfield ad accogliere i sogni dell’Inter, a cui serviva un miracolo per ribaltare lo 0-2 dell’andata. Una favola a cui i campioni d’Italia credono per qualche minuto, dal capolavoro balistico di Martinez all’espulsione di Sanchez. Due eventi che si susseguono in uno spazio minimo nel secondo tempo e che segnano le sorti del secondo atto con il Liverpool, vinto dai nerazzurri 1-0 senza poter gioire per la qualificazione. Fino al guizzo del "Toro", la partita sembra un film è già visto. L’Inter non ha paura. Ha interpreti dal tocco preciso, si mostra elegante nel palleggio e alta nel baricentro. Conclusioni? Poche, quasi nessuna realmente pericolosa. Martinez torna per lungo tempo alle ombre pre-Salernitana, Sanchez si danna a inseguire un pallone che vorrebbe giocare in verticale per gli inserimenti dei compagni, ne trova pochi da servire. La forza di Robertson tiene più basso del solito Dumfries e la squadra deve fare i conti con la mancanza di incursori col vizio del gol. Uno come Vidal, se solo fosse ancora quello visto alla Juventus. Nella veste odierna, il cileno è una pallida controfigura che impiega tempi biblici per scaricare il pallone, superato in velocità e intensità da chiunque passi casualmente dalle sue stesse zone. La produzione offensiva dell’Inter è sterile e il Liverpool se ne accorge presto. Alza la linea difensiva, imposta il suo gioco di fraseggi e scatti. Muove le torri sui piazzati, confermando i problemi dell’Inter nel difendersi contro i liftati degli esterni in rosso, che innescano in area Matip (traversa salvifica a confermare lo 0-0) e Van Dijk (frenato fortunosamente da Skriniar a un passo dal vantaggio). Il primo tempo finisce tardi, 5’ dopo il 45’, perché uno spettatore accusa un malore sulle tribune e viene richiesto l’intervento dei medici a ...
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