Mercoledì 24 Aprile 2024

Il trionfo green di Matteo: e ora Wimbledon

Berrettini fa il bis al Queen’s come solo i più grandi, secondo titolo di fila sull’erba dopo il rientro dall’infortunio: un’ascesa senza limiti

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di Paolo Grilli

Aggredisce la partita come un All Black, e la pallina può martellarla oppure accarezzarla con finezza da sarto. Potenza e classe shakerate con gioia. Matteo Berrettini è di nuovo il re del Queen’s, e alza il pesantissimo trofeo trattenendo a stento le lacrime.

Per quasi tre mesi era stato ai box per colpa di quel mignolo malmesso, ditino che aveva scatenato dubbi giganti: ma dal suo ritorno ha fatto un percorso netto sull’erba. Nove vittorie in altrettante partite, due titoli in due settimane – prima di quello conquistato ieri a Londra aveva fatto suo quello di Stoccarda – sono roba da campioni, altroché. E legittimano ogni sogno verso Wimbledon, il torneo dei tornei che l’anno scorso aveva visto il gigante romano arrivare a due set dal trionfo.

Chi si sorprende di più per il successo di ieri è proprio lui. Matteo sgrana gli occhi dopo il punto finale contro il serbo Krajinovic, alla premiazione poi fa un pieno di applausi – gli inglesi ormai lo adorano, sa essere elegante e schietto a un tempo – e spiega di come sia stata dura uscire dal tunnel dell’infortunio cercando di ritrovare subito la via della vittoria.

Noi, invece, stupiti non lo siamo più. I numeri parlano chiaro. Sull’erba ha vinto 27 partite su 33 in carriera, e ne ha persa solo una – proprio quella nella finale contro Djokovic a Wimbledon – nelle ultime venti. La superficie più nobile per lui è una garanzia. E’ al quarto torneo verde vinto, dei sette totali della carriera. Non sembra esistere una strategia per disinnescare Matteo, che fa sfracelli col servizio, e sa poi aprirsi come nessuno il campo, spesso con lo slice, liberando infine la potenza del suo dritto. Con sempre maggiore frequenza, Berrettini ha sfoggiato anche un rovescio a una mano che aveva abbandonato una decina di anni fa ma che gli riesce senza esitazioni.

Nel primo set, ieri, Matteo ha subito pure un controbreak prima di chiudere 7-5, nel secondo il break in avvio gli ha poi consentito di procedere col pilota automatico fino al 6-4. La sensazione era quella di un treno inarrestabile sulle rotaie della vittoria.

Da brivido il club cui il colosso azzurro si unisce con la vittoria di ieri. Prima di lui solo McEnroe, Connors, Lendl, Becker, Roddick, Hewitt e Murray avevano ottenuto due o più trionfi consecutivi al Queen’s: una sfilza di campioni che condivide l’aver occupato la prima posizione al mondo.

E ora Wimbledon, che vedrà Berrettini tra le prime otto teste di serie. Tornare ai tre set su cinque non sarà affatto scontato. Ma chi deve temere, ora, Matteo, dopo aver dimostrato di saper solo vincere, trovando la soluzione giusta a ogni piega dei suoi match?

"Sono italiano, ci lamentiamo sempre...– dice il trionfatore di giornata – ma ora non mi lamento più. Poi non avrei mai creduto di ripetermi anche qui. Quando giro per i corridoi, e di solito mi ci perdo, vedo i nomi dei grandi che vi hanno vinto. Sapere che sulle pareti c’è il mio, due volte, è una grande emozione. Per me questo non è una preparazione a Wimbledon, ma un torneo davvero storico e importante. Al Championship ci penserò da domani (oggi, ndr)".

Se quello che abbiamo visto in queste due settimane è un Berrettini ancora “convalescente“, con scorie e incertezze addosso, come sarà quello che a Wimbledon si offrirà agli occhi degli spettatori più entusiasti e dal palato fine, gustando fragole con panna?