Giovedì 25 Aprile 2024

"Il mio amico Mancio può arrivare in finale"

Milena Bertolini, ct della Nazionale femminile, crede nell’impresa: "L’Italia è la squadra più bella degli Europei. Roberto il migliore"

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di Gianmarco Marchini

C’era una volta una bambina che sognava un pallone. No, attenzione, questa è una storia vera: il finale semmai è una favola. Perché quella ragazzina è diventata prima una calciatrice, poi, dal 2017 è il commissario tecnico dell’Italia femminile che, non più tardi di due estati fa, ai mondiali, si fece scoprire e amare. Da Correggio, spicchio di quell’Emilia tenace ma bonaria, Milena Bertolini ha posato pietre pesantissime laddove fino a qualche decenno fa c’era il nulla. Ieri cadeva il suo compleanno, un’occasione - piaccia o meno - che si presta ai classici bilanci.

Bertolini, sfogliamo l’album dei ricordi: la prima immagine della Milena calciatrice a quando risale?

"Impossibile ricordare l’età, ma ho ancora davanti agli occhi le partite che, da bambina, facevo con mio fratello contro i nostri cugini e vicini di casa: i Bertolini contro i gemelli Berselli, interminabili sfide due contro due. Tre maschi e una femmina, ma ci stavo dentro con loro".

Due anni fa, la sua nazionale si spinse fino ai quarti, tenendo l’Italia davanti alla tv. Lei disse: i complimenti fanno bene, ma bisogna cambiare la mentalità. A che punto è la rivoluzione?

"Abbiamo fatto grandi passi avanti, quel mondiale ha cambiato la percezione di noi nell’immaginario comune, ma c’è ancora tanto da fare. Per l’italiano medio, una donna calciatrice è una donna strana. In due anni non si cambia ciò che è radicato in secoli di cultura machista, tramandata da una società patriarcale. Purtroppo ci sentiamo ancora fare le battute sul massaggiatore...".

Recentemente raccontava che suo padre ha avuto un ruolo chiave nel darle la forza di inseguire il suo sogno ‘controcorrente’.

"Lui ha avuto come punto di riferimento sua madre, una donna che faceva tutto in casa, compresi quei ruoli tradizionalmente considerati maschili. Se vieni educato con un modello così, è chiaro che ti poni di conseguenza. L’educazione è fondamentale".

Quello che colpì della sua Italia erano la passione e l’entusiasmo, qualità che si rivedono anche nella nazionale di Mancini. Eppure qualcuno sostiene che tutto questo entusiasmo sia pericoloso...

"Il parallelismo c’è: le nostre ragazze avevano grande voglia di farsi vedere, di farsi conoscere; gli azzurri ora hanno la spinta di un’euforia figlia anche del desiderio di ripartire dopo questa terribile pandemia. Ma l’entusiasmo non fa mai male".

E poi gli allenatori sono lì anche per gestire le emozioni.

"Mancini ha grande esperienza e uno staff importante, fatto di amici-fraterni, ex compagni: si è creata una famiglia, c’è un senso di appartanenza, e questo è fondamentale. L’entusiasmo che i ragazzi hanno nasce proprio da Roberto e dai suoi collaboratori. Faccio un nome: Vialli. Gianluca ha grande carisma, grande intelligenza, qualità umane enormi. Con gente così è chiaro che nasca un gruppo importante".

Vi siete sentiti recentemente lei e Mancini?

"Sì, si è fatto sentire proprio oggi (ieri per chi legge, ndr) per farmi gli auguri di buon compleanno. E io ho risposto con un ’in bocca al lupo’ per Wembley".

Scusi, a quarantott’ore da giocarsi gli ottavi di un Europeo, il ct ha fatto questo bel gesto?

"Sì, lui è così: è sempre molto carino con me e con le ragazze, ha sempre grande attenzione, affetto e rispetto".

Pochi giorni fa avete battuto l’Austria in amichevole. Speriamo possa essere di buon auspicio.

"Attenzione a pensare che sia una passeggiata con gli austriaci: si parla di un ottavo di finale, non esiste una partita facile a questi livelli. Certo, è una squadra tecnicamente inferiore a noi, ma con grandi motivazioni. Sarà una gara tosta".

Berardi o Chiesa: chi vede meglio?

"Chiesa dà accelerazioni incredibili, ma ha bisogno di spazio: potrebbe essere un’arma nella ripresa. Berardi, invece, mi pare più adatto con un’Austria che si chiuderà: lui è bravo a entrare nelle zone di rifinitura, a penetrare tra le linee".

Il Verratti con il Galles o il Locatelli delle prime due gare?

"Verratti ha fatto una grandissima partita, è tra i migliori in Europa nel ruolo: ma nei tornei così, di solito la prima la fai al top, poi paghi un po’ in brillantezza. Partirei con Locatelli, per fare poi la staffetta, quando nel finale di gara magari servirà l’esperienza del primo".

Dove può arrivare l’Italia di Mancini?

"E’ la squadra più bella dell’Europeo, gioca il miglior calcio: Roberto è un creativo. Può arrivare in finale, anche se poi il pallone è complesso, ci sono tanti aspetti imprevedibili".

E dove vuole arrivare l’Italia della Bertolini agli Europei del 2022?

"Vogliamo spingerci più avanti possibile: siamo donne, non abbiamo paura di nessuno".