di Giuliana Lorenzo
Sulla schiena Marcell Jacobs ha tatuata una tigre, il suo animale preferito, quello che più lo rappresenta. In pista esce fuori la tigre che è in lui, mentre fuori dimostra una calma serafica. Eppure anni fa era un po’ crazy, ovvero ‘pazzo’ come recita un altro dei suoi tatuaggi. Sul collo ha impressa la scritta "CrazyLongJumper", che è il suo nome Instagram, ma che rappresenta una fase importante del suo passato. Ci sono stati anni in cui, anche in virtù dell’età era più esuberante e faceva salto il lungo.
Alla velocità, paradossalmente, è arrivato tardi. Lamont Marcell Jacobs è nato in America a El Paso, il 26 settembre del 1994, da padre marine statunitense da cui ha preso il nome, e da mamma italiana. In Italia, a Desenzano del Garda, ci è arrivato solo a due anni quando i suoi genitori si sono separati. In quegli anni, in cui il rapporto con il padre è praticamente inesistente, cresce facendo diversi sport e imparando a cavarsela da solo con mamma Viviana alle prese con il lavoro per mantenerlo. Una madre che, come spesso ha ricordato il velocista, è partita dal basso, facendo le pulizie, per arrivare a diventare proprietaria di un Hotel, un vero e proprio esempio per Jacobs.
L’incontro con l’atletica non è avvenuto subito: prima c’è stato il nuoto, poi il calcio quando con la maglia della "Pro Desenzano" giocava come ala destra, dimostrando subito che la velocità era nel suo DNA e che poteva essere una buona arma da usare in campo. E infine il basket, di cui ancora oggi è un grande tifoso.
Alla fine è arrivata la regina degli sport, a cui si è avvicinato praticando salto in lungo e ottenendo subito ottimi risultati. I problemi fisici però lo hanno portano a concentrarsi su quella velocità che aveva "sfruttato" quando era un giovane calciatore in erba.
Pian piano ha iniziato a mettere da parte il lungo per dedicarsi allo sprint che dal 2018, è ormai la specialità che predilige. Negli anni ha imparato a focalizzarsi sui suoi obiettivi con l’impegno e la costanza che sono ormai il suo mantra. Ad aiutarlo il suo allenatore, Paolo Camossi, e la mental Coach Nicoletta Romanazzi grazie a cui ha riallacciato il rapporto con il padre. L’azzurro ha anche tre figli, Jeremy, nato da una precedente relazione, e Anthony e Megan frutto dell’amore con Nicole con cui non mancano le videochiamate anche ora che è a Tokyo.
Uno dei suoi idoli è Usain Bolt e forse nemmeno lui avrebbe pensato di poter gareggiare in un’Olimpiade nella specialità del giamaicano.
E invece è tutto vero, e oggi Marcell andrà a caccia della realizzazione di un altro sogno.