Giovedì 25 Aprile 2024

Il coccodrillo di Peter Pan

Paolo

Franci

A meno che, si diceva, i Nostri tre non finiscano per sottovalutare il maledetto ticchettio. Quale? La metafora è semplice: ricordate il coccodrillo di Peter Pan? Ha ingoiato una sveglia e quindi accorgersi del suo arrivo era fin troppo facile. Anche qui la differenza non è banale, perchè chi sta arrivando la sveglia non l’ha ingoiata e, soprattutto - come si dice nel vecchio adagio popolare - non ce l’ha al collo. Il coccodrillo Max è lì, gira intorno, ridacchia e dice che lo scudetto non è roba sua, sfoderando zanne lapis e foglietto per dimostrare con la matematica chenon ce n’è. Diavolo, anzi coccodrillo di un Max: lui sa come si fa a mettere pressione su quei tre, che saranno pure esperti e navigati e marpioni quanto si vuole, ma hanno un punto debole: non l’hanno mai vinto. Cosa? Lo scudetto. Eh sì, Spalletti l’ha sfiorato con la Roma - l’Ibra interista e manciniano glielo tolse a Parma all’ultimo respiro - Pioli ci ha creduto proprio con Ibra per un girone e passa. Della Lazio di Simone Inzaghi si dice e s’è detto che se non ci fosse stato lo stop per il Covid, la sua magnifica creatura avrebbe potuto prendere ago e filo, eccome. Il che è ancora peggio, perchè se l’hai assaporato e non l’hai mai vinto, l’ossessione - pur magnifica- si tramuta in pressione di quelle toste. Il fatto è che questo campionato sembra la casa degli specchi del luna park che deforma le sagome e ti fa vedere cose in un punto che invece stanno un po’ più in là. O, meglio, non ci sono proprio. Ci siamo convinti che la Juve avrebbe faticato a prendere la piazza Champions e ora la soppesiamo in zona scudetto. Abbiamo incoronato l’Inter quale padrona del torneo e poi invece è arrivata la flessioncina (ina?). Ci siamo convinti che gli infortuni e la Coppa d’Africa avrebbero fregato Spalletti e che i troppi pit stop di Ibra avrebbero trasformato il fuoco del drago milanista in uno sbuffo di fumo. E ci siamo sbagliati, perchè a dieci giornate dal termine è tutto molto bello e forse lo vincerà qualcuno che non l’ha mai vinto. Forse. A meno che, tic, tac, tic, tac...