Venerdì 26 Aprile 2024

Furia Nibali: "Non capisco Van Aert"

"Mi chiedo perché quando ho attaccato nell’ultimo giro sia venuto a prendermi per poi non collaborare"

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A Nibali, quindicesimo all’arrivo, resta un dubbio: "Non ho capito perché all’ultimo giro, quando ho attaccato in cima alla salita di Mezzolano, Van Aert sia venuto a prendermi e non abbia collaborato". Secondo miglior azzurro dopo l’altro siculo Damiano Caruso, finito decimo, lo Squalo non ha nulla da rimproverarsi: non era tra i favoriti, per via di una forma ancora non ottimale, ma il suo l’ha fatto. Ci ha provato a una ventina di chilometri dal traguardo, guadagnando qualche metro con Uran, Landa e appunto Van Aert, poi si è arreso sulla Gallisterna al passo superiore di Alaphilippe e di chi l’ha inseguito.

"Sapevo che l’ultima salita per me era la meno adatta, per questo mi sono mosso sulla prima. Mi hanno seguito Landa e Uran, poi è arrivato Van Aert, ma non collaborava: l’avesse fatto, magari le cose avrebbero potuto svilupparsi in modo diverso… " insiste Nibali, che prima di proiettarsi verso il suo grande obiettivo di stagione, il Giro d’Italia che scatta sabato dalla sua Palermo, regala una breve analisi del Mondiale italiano. "Posso solo dire che fino a dieci giorni fa non mi sentivo neanche bene ed oggi ero qui a correre il mondiale in prima fila. Tutti noi abbiamo dato il massimo, ma non c’era proprio la possibilità di inventarsi qualcosa: il ritmo di corsa è stato davvero molto alto, non c’era spazio per azioni da lontano, avete visto quando ci ha provato Pogacar (partito in salito a 42 chilometri dall’arrivo, ndr) come è andata a finire".

Per l’Italia, finisce come si poteva prevedere: dalla sua ammiraglia azzurra, sulla quale è stato messo un fiocco nero in ricordo dei tantissimi connazionali vittime del Covid, Davide Cassani ha visto la corsa che in fondo si aspettava.

"Non si poteva correre diversamente. Avevamo una carta da giocare: all’ultimo giro, anticipare i favoriti sulla prima salita. Prima la velocità è stata troppo alta per fare la differenza, nessuno dei ragazzi si è sentito di attaccare perché non era possibile", spiega il ct. Aggiungendo: "E’ stato un po’ come quando alla Sanremo gli squadroni blindano la corsa fino al Poggio: con Belgio e Francia che spingevano così, se neppure una corazzata come la Spagna è riuscita a muoversi qualcosa vorrà dire. Nibali comunque è andato forte, pur sapendo che queste non sono salite per lui, Caruso ha confermato di essere un grande corridore per aiutare, non per staccare tutti", conclude Cassani, che all’ultimo giro aveva ancora cinque azzurri davanti, con Bettiol e i debuttanti Masnada e Bagioli in appoggio ai due siculi: un esempio di compattezza che ha permesso agli azzurri di esser concreti, più che appariscenti.

Dell’alto ritmo imposto dagli squadroni, a cominciare da quello di Van Aert, dà conferma anche Caruso, decimo al Mondiale dopo esserlo stato al Tour. "Gara sempre più dura giro dopo giro. Ho parlato con Vincenzo e gli altri, ma con l’andatura del Belgio era impossibile riuscire a fare la differenza. Non abbiamo rimpianti, sappiamo di aver fatto tutto ciò che era nelle nostre possibilità. Chi arrivava dal Tour aveva qualcosa in più e lo si è visto (Fuglsang l’unico ‘intruso’ nei primi sei, ndr). Ma alla fine è stato un bel mondiale".

Angelo Costa