Mercoledì 24 Aprile 2024

E’ un’Italia da impazzire, Francia in ginocchio

Impresa nei Mondiali: battuti i campioni olimpici, sabato alle 18 contro la Slovenia siamo in semifinale dodici anni dopo Roma

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di Doriano Rabotti

Non è solo un’impresa sportiva, è una schiacciata al cuore della storia, è una staffetta tra generazioni, è il segno di un mondo che cambia senza bisogno di urlare. In tempi in cui vince chi alza la voce, è la rivoluzione gentile di un capoufficio talmente umano da sembrare inventato e di una banda di ragazzi che oggi sono figli di tutta l’Italia, bravi e senza paura. Ma si meritano di restare da soli sul carro, quello che li porterà alla semifinale mondiale di sabato a Katowice, in Polonia, alle 18, contro la Slovenia (3-1 all’Ucraina). L’ultima semifinale 12 anni fa, a Roma.

L’Italvolley che elimina la Francia campione d’Olimpia è una lezione a chi non ha fiducia nei giovani, uno schiaffo morale che fa ancora più rumore perché intorno il volume è basso come la voce di De Giorgi nei time-out, mentre Giani era costretto a urlare pur avendo giocatori più esperti.

E’ abbastanza evidente, comunque vadano a finire le partite per le medaglie, quanto conti la mano del ct. Chi conosce Fefè sa che oltre ad essere stato un grandissimo giocatore nel gruppo dei Fenomeni di Velasco, avrebbe potuto benissimo fare l’attore, il comico, il mattatore. È ancora più clamoroso vederlo nei panni di un condottiero mite eppure perfetto per raggiungere l’obiettivo: ti aspetteresti che con una squadra giovane sia necessario urlare, che dopo una vittoria così bella sia facile sbracare per la gioia. Sarebbe un errore come quello che ieri ha fatto la Francia, convinta di sfangarla sul 2-1 e invece travolta dalla forza fisica e tecnica degli azzurri, ma soprattutto dalla loro freddezza nei momenti cruciali. Quando tutto sembrava destinato a seguire il corso del fiume dei pronostici scontati, gli azzurri quel fiume erano pronti a deviarlo con i tuffi di Balaso o le bordate di Michieletto. In fondo la vera lezione è questa. Non solo i giovani bisogna farli giocare, non solo devono passare attraverso le sbucciature del cuore, sconfitte che fanno crescere. Bisogna essere seri, con loro, fare sentire che la fiducia è vera e non di facciata.

Il simbolo di tutto è Yuri Romanò. Per dargli tranquillità De Giorgi ha lasciato a casa Ivan Zaytsev, che prima del match aveva annunciato di fare il tifo per l’Italia (e anche quello avrà aiutato). Lui che un anno fa aveva deciso l’Europeo senza aver mai giocato titolare in Superlega ieri ha sfornato una prova pazzesca per efficienza e lucidità. Era il ragazzo col peso più grande sulle spalle, lo ha retto con la serenità di un marpione.

Siamo in buone mani, forse migliori delle nostre.