Giovedì 25 Aprile 2024

Donne e procuratori: Mino fiuta nuovi affari

Bonansea, stella dell’Italia e della Juventus, è la prima calciatrice nella scuderia di Raiola: il re degli agenti apre un’altra frontiera

Migration

di Paolo Franci

La cosa che stupisce è che ci si stupisca. Cioè, che lo sbarco di Mino Raiola nel mondo del ‘girl power ‘pallonaro sia visto con stupore – denotando un approccio certo démodé rispetto ai progressi del calcio femminile – o, peggio, col sospetto di chissà quale trama da serie tv. Guardando a questo ‘sbarco’ da prospettiva più aperta e considerando che Raiola è quanto di più vicino alla incarnazione di Re Mida, l’idea è che il calcio femminile sia pronto ad esplodere anche dal punto di vista delle opportunità economiche.

La notizia è rimbalzata sui giornali negli ultimi giorni. E cioè Re Mino è l’agente di Barbara Bonansea, la stella più rilucente della Juve femminile, perno della nostra Nazionale e nel mirino del Lione, uno dei club più forti del pallone in versione ‘girl’. Dunque, se sulla giocatrice arriva Re Mino, significa che qualcosa stia per accadere, considerando che il Nostro – in questi giorni assai indaffarato con l’affare Donnarumma – non si imbarca in un’avventura se sullo sfondo non si profilano forzieri pieni di oro. Cioè, Mino deve aver capito che le donne sono la nuova frontiera – perdonnez moi, miniera – della palla che rotola. D’altra parte era così anche quando faceva i conti con le mance racimolate tra una pizza margherita e una funghi. A proposito: la storia del pizzaiolo non è vera e, se vi capiterà un giorno – chissà – di parlarne con lui, vi correggera: "Pizzaiolo io? No, no, semmai cameriere" indossando l’orgoglio delle umili origini come un orologio tempestato di diamanti.

La storia è arcinota: Quando Mino è un poppante, la sua famiglia si trasferisce dalla Campania (Angri) ad Haarlem in Olanda. I Raiola tra mille sacrifici aprono una pizzeria, la “Napoli” da dove, tra una pila di piatti da lavare e "due supplì e una capricciosa al tavolo 4!", parte la storia di Mino, che sin da bimbo mostra una dote rara: l’empatia. Riesce ad essere in sintonia anche con un soprammobile e questo sarà il segreto della sua rapida ascesa, da responsabile delle giovanili dell’Haarlem, la squadra più antica d’Olanda, a direttore sportivo, fino a quella figura che poteva e può esistere solo nel mondo del pallone: il “Mediatore”. Un ruolo ancor oggi incomprensibile. Cioè uno che tratta per tuo conto. E’ come recarsi in un concessionario per comprare una automobile e pagare qualcuno perchè parli per te.

Nel calcio però non è così semplice e la capacità di tramutare in soldi le relazioni e gli agganci sempre più influenti tra i club che contano, traformano Mino Raiola in Re Mino, l’agente più potente al mondo dopo James Bond. Al punto che, per dirne una su mille, quell’anno in chi Ibra litigava con Guardiola, lui arrivò a dire del sommo Pep: "Se vuole mandare via Ibra un anno dopo averlo pagato 75 milioni, si deve ricoverare in un ospedale psichiatrico". La sua carriera è ricolma di ruvidezze e scaltre sceneggiate recitate per alzare il prezzo e guadagnare di più. Scrisse nel suo blog nel 2013 Evelina Christillin: "Pancia prominente, abbigliamento improbabile con maglia a strisce tendenti al melange, sorrisone da venditore ambulante, parlata con chiaro accento del sud, venato da inflessioni americane" chiendosi chi fosse quel "simpaticissimo incrocio tra Peter Clemenza (vi ricordate, il capo regime del Padrino?), Mario Merola e il senatore De Gregorio". Non sapeva chi fosse quel tizio che si sedette a tavola con lei e Galliani. Lo scoprì poco dopo: "A bocca aperta, assisto a questa girandola verbale, amichevole ma tosta, tra Galliani, vecchia volpe astutissima e il sorprendente personaggio che sembra uscito da un film di Scorsese, in grado non solo di tenergli testa, ma addirittura di portarselo a spasso come vuole..". Ecco, in queste poche righe c’è tutto Re Mino, che cinque anni fa non ha resistito e, giusto per rimanere dalle parti di Scorsese, s’è comprato la villa a Miami che fu di Al Capone.