Venerdì 26 Aprile 2024

Darmian e lo scudetto che viene da lontano

Come a Cagliari il difensore segna il gol decisivo: rilanciato dal Parma è l’uomo simbolo dell’Inter che ha voluto fortemente il titolo

Migration

di Giulio Mola

Sarà pure stanca l’Inter, meno brillante e più fortunata del solito, ma la squadra di Conte non è sazia, e continua la sua trionfale cavalcata verso il tricolore. San Siro è ormai un fortino inespugnabile (13 vittorie di fila, pareggiato il record di Leonardo nel 2011) e i numeri del ritorno parlano chiaro: 12 successi e due pari. I discorsi sul gioco contano il giusto. Cioè niente. Perché grazie al sofferto 1-0 contro il buon Verona di Juric che giustamente recrimina per un clamoroso abbaglio dell’arbitro Abisso nel finale (goffo autogol di Handanovic non convalidato per una presunta spinta di Faraoni che di fatto non c’è stata) l’Inter vola verso lo scudetto. Potrebbe arrivare già il 1° maggio a Crotone o nella successiva gara casalinga con la Samp, ma è un solo dettaglio. Il più è fatto.

E lo si è capito all’ennesima, bellissima corsa di Conte per abbracciare la squadra quando alla mezz’ora della ripresa Darmian ha spaccato il match con un perfido destro dopo essere stato innescato dall’onnipresente Hakimi. In quell’istantanea di gruppo c’è il senso di una stagione, il lavoro dell’allenatore, la solidità dello spogliatoio: "Io vedo il 95% della conquista dello scudetto, penso sia stata una corsa importante la mia - racconta il tecnico -. Non è ancora conquistato, ma vincere contro una squadra che non aveva nulla da perdere ed ha giocato a viso aperto porta non tre, non sei, ma nove punti. È inevitabile che i calciatori inizino a sentire l’attesa di qualcosa di importante che si avvicina, il pallone sembra più pesante. Ma va bene così, a cinque giornate dalla fine stiamo spodestando un regno".

Una gioia ancor più grande se l’uomo della Provvidenza non si chiama Lukaku e neppure Lautaro (la coppia è in astinenza dal 7 aprile) ma Matteo Darmian da Legnano, un ragazzo poco glamour che la scorsa estate interessava a a pochi e che Conte invece ha fermamente voluto nella sua “rosa”. Il terzino è entrato in punta di piedi nello spogliatoio, ma in campo ha sempre risposto alla grande quando è stato chiamato in causa. Era stato decisivo poche settimane fa contro il Cagliari e lo è stato nuovamente ieri. Così l’ex Parma si gode la splendida giornata: "Vittoria che pesa tantissimo, il traguardo si avvicina. E si sta bene sapendo di essere stati decisivi. Noi ci alleniamo per farci trovare pronti per queste emozioni, il mister ci tiene sempre sull’attenti e io sento la fiducia sua e dei compagni. A volte ci provo e mi va bene, ma non chiamatemi Romelu... ". Ma per Conte non è solo una riserva di lusso: "Penso che Matteo si sia conquistato un posto importante nell’Inter - dice -. È arrivato in sordina dopo il Parma e qualche stagione nello United. È un ragazzo eccezionale, ci puoi contare sempre. Avevo buttato lì la proposta di osservarlo per la Nazionale, sta facendo qualcosa di bello".

Umore nero in casa Verona (settimo ko nelle ultime 8 gare) con Juric imbufalito per il gol annullato perché Faraoni non sembra commettere fallo su un Handanovic molle sulla presa alta. Juric non la manda giù. "Io il fallo di cui parla Abisso non l’ho visto dal campo. Ci vuole coraggio a non dare un gol così".