Mercoledì 24 Aprile 2024

Da Anelka a Jardel: gennaio, incubo bidoni

La sessione di riparazione ha spesso regalato solo illusioni pagate a peso d’oro: come la Roma con lo "Shevchenko" brasiliano Fabio Junior

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di Paolo Franci

Non aprite quella finestra. Ok, l’accostamento del nostro pallone al grande classico horror di Tobe Hooper ‘Non aprite quella porta’ è una tantino sinistro. Però provate a ricordare certi acquisti inquietanti – se non orrorifici – del mercato di gennaio. Fate riaffiorare nella memoria presunti ‘colpi’ che si sono trasformati in veri propri incubi per dirigenti e tifosi. Attenzione però: perché in alcuni casi si tratta di veri campioni, come nel caso di Batistuta all’Inter, arrivati nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Non era tra questi – per carità! – Fabio Junior, acquistato dalla Roma nel gennaio del 1999 per 30 miliardi di lire. La storia va così: Zeman chiede a Franco Sensi Shevchenko e il ds Perinetti si presenta con questo brasiliano che scende dall’aereo e dichiara: "Mi chiamano O’ Uragan, sono più forte di Ronaldo". Certo: forse a carte. Non sul campo dove non la becca mai e diventa bersaglio dell’ironia romanista fino ad essere declassato da uragano a "Venticello", personaggio interpretato da Bombolo nel cinema trash anni ‘80 e affetto da rumorosa flatulenza.

Da Fabio a Gilberto il passo è breve. Lui, il brasiliano amicissimo del Fenomeno Ronaldo arriva a Milano con le stimmate dell’ennesimo Roberto Carlos e se ne va 5 mesi dopo dopo aver assaggiato il campo appena tre volte. In quel ’99 la fame di bomber del nostro pallone è insaziabile e di fenomeni al contrario ne arrivano a secchiate. Il Milan prende Jose Mari per 40 miliardi, un’enormità e pochi gol, cinque, in Serie A. Cercava il gol anche la Juve che spende 12 miliardi per Esnaider e si ritrova uno che segna meno di un terzino. A quei tempi il ds della Juve era l’indomito Luciano Moggi che non s’accontenta e piazza il colpo da maestro prendendo Thierry Henry per 20 miliardi, la metà di Jose Mari. Ora, mi vergogno nel considerare una ‘sola’, un mostro sacro che ha scritto la storia del calcio. Però è così che andranno le cose alla Juve e l’intristito Henry, dopo 3 gol in 20 presenze, l’unica traccia che lascerà è quella delle ruote del trolley all’aeroporto, direzione Londra.

Altro giro altra fregatura made in Brazil. Come dimenticare SuperMario Jardel? Avrebbe dovuto essere il Ronaldo dell’Ancona di Pieroni e invece anche lui finì in zona ‘non aprite quella finestra’. Saltando qua e là nel tempo, ci si imbatte nell’interista Maniche, ex Porto griffato Mourinho e colpo che inorgoglisce il mondo nerazzurro che ancora non sa che Mou... Ok, questa è un’altra storia, meravigliosa, che nulla ha a che fare con Maniche, 11 pallide presenze. A Roma ne sono arrivati di fenomeni paranormali: come dimenticare Doumbia? Costoso colpo di Sabatini assieme all’inutile Ibarbo? E provate a dire "Abel Xavier" in mezzo a un gruppo di tifosi romanisti: li vedrete scappare come furetti. Il portoghese che adesso fa il ct del Mozambico, sfoggiava una pettinatura biondo Marylin, pallida tanto quanto le sue prestazioni.

E vogliamo parlare di Anelka? L’uomo che doveva incantare la Juve nel 2013 e inutile almeno quanto lo fu Osvaldo l’anno dopo. Gli interisti non hanno ancora digerito il 2x1 Shaquiri-Podolski messo a segno da Roberto Mancini nel 2015. Niente male, invece, il Milan, che dagli amici interisti prende Amantino Mancini nel 2010, gran giocatore che però aveva smesso di giocare dopo le meraviglie romaniste. E nessuno se n’era accorto.