Venerdì 26 Aprile 2024

Napoli, alla scoperta del 4-3-2-1 di Ancelotti

Via il 4-3-3 e spazio all'albero di Natale dell'allenatore emiliano, che rivoluzionerà gli azzurri in ogni reparto

Carlo Ancelotti

Carlo Ancelotti

Napoli, 19 luglio 2018 - Dopo i primi 10 giorni di ritiro a Dimaro, è tempo di tracciare un bilancio provvisorio di ciò che finora si è intravisto del nuovo Napoli firmato Carlo Ancelotti. L'ALBERO DI NATALE - Di solito in estate, soprattutto quando si è reduci da una grande stagione, si è soliti dire che si riparte da quanto di buono fatto nell'annata precedente. Niente di più falso nel caso della formazione azzurra, che sta già assimilando le importanti novità tattiche apportate dal tecnico emiliano. Innanzitutto, il 4-3-3 che ha fatto le fortune di Maurizio Sarri sembra vicino al pensionamento in favore di un 4-3-2-1 che, se possibile, darà ancora più spazio alla manovra dei tanti esterni presenti nella rosa del Napoli. Con il cosiddetto ''albero di Natale'' infatti Ancelotti ha costruito gran parte delle sue fortune soprattutto grazie al lavoro delle ali, chiamate a stringere verso la punta centrale e a dialogare tra di loro. Insomma, niente di nuovo per i vari Lorenzo Insigne, Simone Verdi e Dries Mertens, mentre il discorso è diverso per José Callejon, meno bravo dei suoi colleghi in queste specialità ma più propenso ad attaccare la profondità. Tutti indizi che lasciano immaginare una sempre più probabile cessione dello spagnolo, specialmente se Aurelio De Laurentiis avesse davvero intenzione di regalare ad Ancelotti una nuova pedina offensiva. AD ELASTICO - Non solo gli esterni alti: la musica cambierà anche per i terzini, chiamati ad avanzare il proprio raggio di azione verso la linea dei centrocampisti fin dal rilancio del portiere. Ecco perché sul mercato il Napoli sta cercando un'alternativa più propositiva di Elseid Hysaj, con Stefan Lainer, Youssouf Sabaly e Santiago Arias sul taccuino del ds Cristiano Giuntoli, che invece non è a caccia di un regista. Ad Ancelotti basteranno Amadou Diawara e Marek Hamsik, chiamati a giocare un po' ad elastico: chi dei due sarà eletto erede ufficiale di Jorginho sarà tenuto ad abbassarsi tra i centrali nella fase di sviluppo dell'azione e invece a salire in pressing quando la palla sarà tra i piedi degli avversari. E qui di dubbi sulle capacità atletiche di Hamsik (specialmente nella versione più statica delle ultime stagioni) ce ne sono parecchi. Infine, le mezzali, alle quali non sarà più chiesto di dialogare nello stretto - con il rischio concreto di rallentare l'azione e far riposizionare le difese avversarie - ma di lanciare subito la punta che, per ovvie ragioni, non risponderà più al nome di Mertens. GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO