Venerdì 26 Aprile 2024

Gianluca Vialli: "Sto meglio, ma è più dura di quanto si possa pensare"

Pronto alla nuova avventura in Nazionale: "Non ha senso non fare una vita normale e lavorare è la normalità"

Ginaluca Vialli

Ginaluca Vialli

Bologna 12 ottobre 2019 - I segni della battaglia, la più cruenta contro quel male infame, sono meno evidenti di quel che sembra. E lui, Gianluca Vialli, si porta dietro quei segni come la prova che certe battaglie le puoi vincere. E il ritorno al lavoro, in azzurro, è anche una vittoria perchè, dice lui «lavoro significa normalità». E’ felice di esserci, anche solo per fare l’ambasciatore dei volontari per Euro 2020. Per ora.

Vialli, il presidente federale Gravina le ha offerto il ruolo di Capo delegazione azzurra, nel marzo scorso. Ora lei è qui, con la tuta della Nazionale, quindi? «Quindi dopo la partita ci incontreremo per approfondire e allargare il mio contributo. Ci sono ottimi presupposti e la possibilità che io possa avere un ruolo in mezzo a tanti amici e non mi riferisco solo a Roby Mancini».

Eh sì, qui c’è tanta Samp nello staff del Mancio: Salsano, Lombardo, Evani, Nuciari, Battara. «A chi dice che il calcio crea amicizie superficiali, rispondo che invece ci sono amicizie che diventano fratellanza. Sapeste quanto mi hanno viziato in questi giorni...».

Gravina le aveva offerto il ruolo nel marzo scorso. «Sì, ma non ero nelle condizioni fisiche e psicologiche per poter fare bene. Ora mi sento pronto e posso dare una mano alla causa azzurra».

Lei ci ha chiesto di essere diretti e non indugiare nelle domande. Allora le chiediamo: come sta? «Sto bene e sto continuando le cure. Questo è un viaggio nel quale bisogna avere pazienza perchè è dura più di quanto uno possa sperare, però i risultati sono positivi e non ha senso non continuare a fare una vita normale. E lavorare fa parte della vita normale».

Il Mondiale sfiorato nel ’90, l’Europeo due anni prima. E’ qui per riprendersi qualcosa assieme a suo fratello Roby Mancini? «Nel calcio si sintetizzano le soddisfazioni con i trofei. Ma, credetemi, te ne dà più essere ricordato per aver giocato in una Nazionale che dava spettacolo. E poi...».

Prego. «In azzurro si arriva grazie a quattro qualità specifiche. Devi essere altruista, coraggioso, continuo e affamato. Qui c’è l’elite del pallone italiano, ti rendi conto che rappresenti una Nazione e capita che i risultati influiscano sulla psicologia dell’intero Paese. Quindi, gli stimoli devono essere al top».

Vialli è qui per portare idee o collaborare su quelle degli altri? «Sono qui perchè voglio imparare. Io ho idee come tutti, ma voglio solo integrarmi anche perchè non c’è bisogno di fare chissà che, qui funziona tutto come un orologio svizzero...».

Pensa che qualcuno possa essere indulgente con lei, in caso di critiche in virtù della sua battaglia personale? «Indulgente? Allora facciamo una cosa: mandatemi subito a fanc... e togliamoci il pensiero!». Ride, Vialli, di gusto. Una cosa bellissima.

p.f.