Giovedì 25 Aprile 2024

Dal nero col fascio littorio all'azzurro: tutte le maglie della Nazionale italiana

La storia del Paese è passata anche sulle divise da gioco dei calciatori azzurri

La maglia del 2021

La maglia del 2021

Quella del 6 gennaio 1911 è una data scolpita a pietra nel calcio italiano. In quella data comincia la storia di un grande amore, un amore sconfinato che in 110 anni di storia non è stato quasi mai tradito. Il 6 gennaio 1911 inizia con 

La maglia dell'Italia nel 1933
La maglia dell'Italia nel 1933
l'amichevole fra Italia e Ungheria a Milano la storia d'amore fra la Nazionale italiana di calcio e l'azzurro. Prima di quella data, gli azzurri erano in realtà i bianchi, visto che questo era il colore delle loro maglie.

I Savoia e il fascismo

In quel 6 gennaio 1911 l'Italia scese in campo omaggiando la famiglia reale dei Savoia: stemma rosso con croce bianca sul cuore su campo azzurro. Praticamente la Nazionale stava indossando lo stendardo dei Savoia. Poi ecco il ventennio fascista e il "tradimento" al colore azzurro: la divisa dell'Italia non solo si arricchisce accanto allo stemma sabaudo di corona e fascio littorio, ma cambia anche colore. Negli anni Trenta vediamo la maglia della Nazionale italiana anche in versione nera. Più che una maglia, nei primi quarant'anni del Novecento i calciatori della rappresentativa del Paese indossano dei manifesti politici. 

Nel dopoguerra

E infatti dopo la Seconda guerra mondiale ecco che lo stemma sabaudo viene sostituito del tutto dal tricolore che ancora oggi troneggia, in forma differente, sulle maglie azzurre. Negli anni Quaranta si fa anche qualche concessione alla moda dell'epoca, prima con il colletto coi lacci e poi con il girocollo.  Le maglie sono aderenti, a mostrare la fisicità dei calciatori. Debutta un dettaglio che poi ricomparirà anche nella moda, per fortuna almeno non sulle maglie sportive, degli anni Ottanta: il tanto temuto elastico sui polsini e in vita. Negli anni Cinquanta il trend è lo stesso, ma sul tricolore appare la scritta "Italia" in filo dorato. 

Gli anni Sessanta

Nel 1962 i Mondiali regalano agli azzurri una nuova immagine: in Cile la squadra scende in campo con una polo al posto della maglia che si era vista sino a quel momento.   In questo decennio si cambia ancora: nella rassegna iridata del 1966 l'Italia indossa alternativamente due versioni ovvero quella con lo scollo a V, a maniche corte, e quella a girocollo, con le maniche lunghe.

Gli anni Settanta e la maglia più iconica

Semplice, eppure eroica. Forse perché è la maglia di quell'Italia-Germania 4-3 che ha ispirato film e libri, forse perché in fondo agli appassionati di calcio basta vedere l'azzurro, senza fronzoli od orpelli inutili, per sentir battere più forte il cuore. Eppure quella dei Mondiali del 1970, un po' aderente e con lo scudetto tricolore ben in vista proprio dalla parte del cuore, è per eccellenza la maglia della Nazionale italiana. Come poi diventerà quella, anche in questo caso per motivi affettivi,  dei Mondiali del 1982. Gli anni Settanta vedono anche i grandi marchi accorgersi del mondo delle Nazionali. E quindi ecco l'arrivo di Adidas come sponsor tecnico. Il marchio lega il proprio nome anche alla Nazionale azzurra dal 1974 al 1978.

Gli anni Ottanta: da divisa a maglia sportiva

Il decennio si apre con un nuovo accordo: Le Coq Sportif sostituisce dal 1979 Adidas come sponsor tecnico della Nazionale. Nel 1982 ecco la rivoluzione, in tutti i sensi: l'Italia vince i Mondiali dopo lo scandalo calcioscommesse che aveva sconquassato tutto l'ambiente calcistico e lo fa non solo da assoluta non favorita, ma anche con una maglia tutta nuova. Una polo, per la prima volta con il colletto bordato in tricolore. La maglia della Nazionale diventa così non più una divisa "da lavoro", ma una vera maglietta da poter indossare.Terzo Mondiale vinto e tre stelle inserite nella parte alta del tricolore, dove di solito trovava posto soltanto la scritta "Italia". Nel 1985 i francesi de Le Coq Sportif lasciano spazio all'italiana Diadora e il nuovo sponsor tecnico porta con sè un altro dei tormenti fashion di tanti giovani italiani dell'epoca: il tessuto acetato. Traspirante per nulla, molto caldo, lucido, ma almeno decisamente comodo: l'acetato accompagna gli azzurri dal 1985 sino alle "notti magiche" di Italia '90.

Gli anni Novanta

Di quell'Italia '90, Mondiale ospitato in casa, quello che ci si ricorda di più è lo sguardo spiritato di Salvatore "Totò" Schillaci mentre dice "Chi? Io?" nei confronti dell'allenatore quando sta per essere sostituito in campo. Gli azzurri indossano una maglia particolarmente blu con il tricolore tondo. Le maglie della Nazionale cambiano ancora l'anno seguente, quando il tricolore abbandona la forma rotonda: lo stemma è a forma di parallelepipedo, nella parte superiore ha un cerchio blu e accanto tre stelle su campo azzurro. Nel 1995 nuovo cambio di sponsor tecnico: arriva Nike. E l'immagine assume un respiro più internazionale con l'introduzione del colletto bianco, il bordino tricolore delle maniche e la rifinitura in color oro. Anno nuovo, maglia nuova. Discutibile. Nel 1996 infatti la maglia, oltre ad avere rifiniture in bianco e color bronzo, reca per la prima volta la scritta "Italia". Dove? Sul retro, nella parte del fondoschiena. Dopo una maglia di Francia '98 particolarmente anonima,  il secolo si conclude con un ritorno a un marchio italiano: nel 1999 inizia la partnership fra Nazionale italiana e Kappa. La quale è la prima a poter "griffare" le divise da gioco azzurre con il proprio logo.

Gli anni Duemila

 Con l'avvento di Kappa finalmente il blu lascia spazio alla vera essenza della rappresentativa italiana, ovvero l'azzurro. Il colore infatti diventa più chiaro e con il passare degli anni anche il modello è più aderente, quasi a ricordare il sapore antico di "divisa da combattimento" che la maglia della squadra doveva ricordare. Nel 2003 si cambia ancora sponsor tecnico e subentra la tedesca Puma, che sarà legata alla Nazionale almeno fino al 2022 e che quindi accompagnerà gli atleti anche agli Europei del 2021 Iconica rimarrà la maglia dei Mondiali 2006, quella con le sfumature blu navy sotto le maniche e che proprio per questa sensazione di "non lavato" ha fatto molto discutere.  Quella però è la maglia del "Poporopopopopò" e della vittoria dei Mondiali: impossibile non amarla a prescindere. E nel 2006 si vede anche l'abbinamento che torna a fare "divisa": maglia azzurra con calzettoni e pantaloncini del medesimo colore. I Mondiali del 2006 portano anche l'aggiunta della quarta stella sullo stemma azzurro, che ora appare decisamente più moderno: scudetto con la scritta "Italia" sopra, le tre strisce colorate e in mezzo un pallone con "Figc". Nel 2008  le strisce blu sotto le maniche vengono eliminate e viene introdotto il Fifa World Champions Badge dopo la vittoria del 2006. La maglia è tutta azzurra con scollo a v e bordi color oro. Nel 2010 il Badge della Fifa viene tolto, mentre la maglia diventa una sorta di corazza: più aderente e con una trama che segue maggiormente le linee del corpo, a indicare quasi un'armatura. Prima di quella del 2010, però, vale la pena ricordare l'omaggio del 2009, in occasione della Confederation Cup, alle vittorie dei Mondiali negli anni Trenta: maglie di un azzurro tenue con calzoncini e calzettoni marroni.